ALLARME IN CORSO DIFFONDETE
Il 4 gennaio 2004 Famiglia Cristiana rende note le quote di partecipazione alla Banca d’Italia. Si scopre così, per la prima volta (le quote di partecipazione di Banca d’Italia erano riservate) che l’istituto di emissione e di vigilanza, in palese violazione dell’articolo 3 del suo statuto (“In ogni caso dovrà essere assicurata la permanenza della partecipazione maggioritaria al capitale della Banca da parte di enti pubblici o di società la cui maggioranza delle azioni con diritto di voto sia posseduta da enti pubblici) è, per il 95% in mano a banche private e società di assicurazione (Intesa, San Paolo, Unicredito, Generali, ecc..). Solo il 5% è dell’INPS.
OGGI STA PER ESSERE APPROVATA LA LEGGE CHE PRIVATIZZA DEFINITIVAMENTE UN’ORGANISMO DI DIRITTO PUBBLICO ALLE BANCHE,CREANDO IL VINCOLO CHE SOLO ISTITUTI DI CREDITO E ASSICURAZIONI POTRANNO PRENDERE LE QUOTE DELL’ORGANISMO DI CONTROLLO DELLE BANCHE STESSE .
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Visti gli articoli 77 e 87 della Costituzione; Considerata la straordinaria necessita’ ed urgenza di provvedere in materia di pagamento dell’imposta municipale propria di cui all’articolo 13 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, e successive modificazioni, nonche’ in materia di immobili pubblici; Considerata la straordinaria necessita’ ed urgenza di introdurre nuove disposizioni in materia di disciplina del capitale della Banca d’Italia, della partecipazione ad esso e degli organi rappresentativi dei soggetti partecipanti, al fine di superare le incertezze interpretative in ordine alla natura della partecipazione stessa ed al suo contenuto economico, anche in vista della imminente partecipazione della Banca d’Italia al Sistema Unico Europeo di
Supervisione bancaria;
Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del 27 novembre 2013; Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, del Vicepresidente del Consiglio dei ministri e Ministro dell’interno e
del Ministro dell’economia e delle finanze;
Emana
il seguente decreto-legge:
Art. 1
Abolizione della seconda rata dell’IMU
1. Per l’anno 2013, fermo restando quanto previsto dal comma 5, non e’ dovuta la seconda rata dell’imposta municipale propria di cui all’articolo 13 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, per: a) gli immobili di cui all’articolo 1, comma 1, lettere a) e b), del decreto-legge 21 maggio 2013, n. 54, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 luglio 2013, n. 85; b) gli immobili di cui all’articolo 4, comma 12-quinquies del decreto-legge 2 marzo 2012, n. 16, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 aprile 2012, n. 44; c) gli immobili di cui all’articolo 2, comma 5, del decreto-legge del 31 agosto 2013, n. 102, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 ottobre 2013, n. 124; d) i terreni agricoli, nonche’ quelli non coltivati, di cui all’articolo 13, comma 5, del decreto-legge n. 201 del 2011, posseduti e condotti dai coltivatori diretti e dagli imprenditori
agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola;
e) i fabbricati rurali ad uso strumentale di cui all’articolo 13, comma 8, del decreto-legge n. 201 del 2011. 2. L’agevolazione di cui al comma 1 non si applica per i terreni agricoli, e per i fabbricati rurali diversi rispettivamente, da quelli di cui alla lettere d) ed e) del comma 1 del presente articolo. 3. Fermo restando quanto disposto dai commi 5 e 6, al fine di assicurare ai comuni il ristoro del minor gettito dell’imposta municipale propria di cui al comma 1 dell’articolo 13 del decreto-legge n. 201 del 2011, derivante dalla disposizione recata dal comma 1 del presente articolo, e’ stanziato un aumento di risorse di euro 2.164.048.210,99 per l’anno 2013, di cui euro 2.076.989.249,53 riferiti ai comuni delle Regioni a statuto ordinario, della Regione siciliana e della Regione Sardegna ed euro 87.058.961,46 riferiti ai comuni delle regioni a statuto speciale Friuli-Venezia Giulia e Valle d’Aosta e delle province autonome di Trento e di Bolzano. 4. Una quota delle risorse di cui al comma 3, pari a euro 1.729.412.036,11 e’ attribuita dal Ministero dell’interno limitatamente ai comuni delle Regioni a statuto ordinario, della Regione siciliana e della Regione Sardegna, entro il 20 dicembre 2013, nella misura risultante dall’allegato A al presente decreto, pari alla meta’ dell’ammontare determinato applicando l’aliquota e la detrazione di base previste dalle norme statali per ciascuna tipologia di immobile di cui al comma 1 del presente articolo. 5. L’eventuale differenza tra l’ammontare dell’imposta municipale propria risultante dall’applicazione dell’aliquota e della detrazione per ciascuna tipologia di immobile di cui al comma 1 deliberate o confermate dal comune per l’anno 2013 e, se inferiore, quello risultante dall’applicazione dell’aliquota e della detrazione di base previste dalle norme statali per ciascuna tipologia di immobile di cui al medesimo comma 1 e’ versata dal contribuente, in misura pari al 40 per cento, entro il 16 gennaio 2014. 6. Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dell’interno, da emanare entro il 28 febbraio 2014, sentita la Conferenza Stato-citta’ ed autonomie locali, e’ determinato a conguaglio il contributo compensativo nell’importo complessivo di euro 348.527.350,73 risultante dalla differenza tra le risorse di cui al comma 3 e quelle distribuite ai sensi dei commi 4 e 8, spettante a ciascun comune. L’attribuzione, con le procedure di cui rispettivamente ai commi 4 e 8, avviene sulla base di una metodologia concordata con l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI), prendendo come base i dati di gettito relativi all’anno 2012 ed operando una stima delle manovre effettuate dai comuni nell’anno 2013. L’attribuzione deve, altresi’, tenere conto di quanto gia’ corrisposto ai medesimi comuni con riferimento alle stesse tipologie di immobili ai sensi del comma 1 dell’articolo 1 del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 102, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 ottobre 2103, n. 124. 7. Qualora dal decreto di cui al comma 6 risulti un ammontare complessivo di importi riconosciuti al comune superiori a quanto ad esso spettante dall’applicazione delle aliquote e della detrazione per ciascuna tipologia di immobile di cui al comma 1 del presente articolo, deliberate o confermate per l’anno 2013, l’eccedenza e’ destinata dal comune medesimo a riduzione delle imposte comunali dovute relativamente ai medesimi immobili per l’anno 2014. 8. Per i comuni delle regioni a statuto speciale Friuli-Venezia Giulia e Valle d’Aosta e delle province autonome di Trento e di Bolzano a cui la legge attribuisce competenza in materia di finanza locale, la compensazione del minor gettito dell’imposta municipale propria derivante dalla disposizione recata dal comma 1 del presente articolo avviene attraverso un minor accantonamento, per l’importo complessivo di euro 86.108.824,15 di cui all’allegato A al presente decreto, a valere sulle quote di compartecipazione ai tributi
erariali, ai sensi dell’articolo 13, comma 17, del decreto-legge 6
dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214. 9. Il comma 1 si applica anche agli immobili equiparati all’abitazione principale dai comuni ai sensi dell’articolo 13, comma 10, del decreto-legge n. 201 del 2011 e dell’articolo 2-bis del decreto-legge n. 102, per i quali non spettano le risorse di cui ai commi 3, 4 e 6, ovvero il minor accantonamento di cui al comma 8. 10. Ai fini dell’immediata attuazione delle disposizioni recate dal presente articolo, il Ministro dell’economia e delle finanze e’ autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio. Nel caso in cui i procedimenti per l’assegnazione degli stanziamenti sul pertinente capitolo di spesa
del Ministero dell’interno, non siano completati entro il termine del
10 dicembre 2013, per l’erogazione del trasferimento compensativo ai comuni e’ autorizzato il pagamento tramite anticipazione di tesoreria. L’anticipazione e’ regolata entro novanta giorni dal pagamento ai comuni. 11. In deroga all’articolo 175 del Testo unico degli enti locali, approvato con il decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, i comuni beneficiari del trasferimento compensativo di cui al comma 3 sono autorizzati ad apportare le necessarie variazioni di bilancio entro il 15 dicembre 2013. 12. Per l’anno 2014, il limite massimo di ricorso da parte degli enti locali ad anticipazioni di tesoreria di cui all’articolo 222 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e’ incrementato, sino alla data del 31 marzo 2014 da tre a cinque dodicesimi. Gli oneri per interessi a carico dei comuni per l’attivazione delle maggiori anticipazioni di tesoreria di cui al periodo precedente sono rimborsati a ciascun comune dal Ministero dell’interno, nel limite massimo complessivo di 3,7 milioni di euro, con modalita’ e termini fissati con decreto del Ministero dell’interno, da adottare entro il
31 gennaio 2014.
Art. 4
Capitale della Banca d’Italia
1. La Banca d’Italia, istituto di diritto pubblico, e’ la banca centrale della Repubblica italiana, e’ parte integrante del Sistema Europeo di Banche Centrali ed e’ autorita’ nazionale competente nel meccanismo di vigilanza unico di cui all’articolo 6 del Regolamento (UE) n. 1024/2013 del Consiglio del 15 ottobre 2013. E’ indipendente nell’esercizio dei suoi poteri e nella gestione delle sue finanze. 2. La Banca d’Italia e’ autorizzata ad aumentare il proprio capitale mediante utilizzo delle riserve statutarie all’importo di euro 7.500.000.000; a seguito dell’aumento il capitale e’ rappresentato da quote nominative di partecipazione di euro 20.000 ciascuna. 3. Ai partecipanti possono essere distribuiti esclusivamente dividendi annuali, a valere sugli utili netti, per un importo non superiore al 6 per cento del capitale. 4. Le quote di partecipazione al capitale possono appartenere solamente a: a) banche aventi sede legale in Italia ovvero aventi sede legale e amministrazione centrale in uno Stato membro dell’Unione europea diverso dall’Italia; b) imprese di assicurazione e di riassicurazione aventi sede legale in Italia ovvero aventi sede legale e amministrazione centrale in uno Stato membro dell’Unione europea diverso dall’Italia; c) fondazioni di cui all’articolo 27 del decreto legislativo 17 maggio 1999, n. 153; d) enti ed istituti di previdenza ed assicurazione aventi sede legale in Italia, fondi pensione istituiti ai sensi dell’articolo 4, comma 1 del decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252, e fondi pensione di cui all’articolo 15-ter del citato decreto legislativo n. 252, del 2005, aventi soggettivita’ giuridica. 5. Ciascun partecipante non puo’ possedere, direttamente o indirettamente, una quota del capitale superiore al 5 per cento. Per le quote possedute in eccesso non spetta il diritto di voto ed i relativi dividendi sono imputati alle riserve statutarie della Banca d’Italia. 6. La Banca d’Italia, al fine di favorire il rispetto dei limiti di partecipazione al proprio capitale fissati al comma 5, puo’ acquistare temporaneamente le proprie quote di partecipazione e stipulare contratti aventi ad oggetto le medesime. Tali operazioni sono autorizzate dal Consiglio Superiore con il parere favorevole del Collegio Sindacale ed effettuate con i soggetti appartenenti alle categorie di cui al comma 4, con modalita’ tali da assicurare trasparenza e parita’ di trattamento. Per il periodo di tempo limitato in cui le quote restano nella disponibilita’ della Banca d’Italia, il relativo diritto di voto e’ sospeso e i dividendi sono
imputati alle riserve statutarie della Banca d’Italia.
Art. 5
Organi della Banca d’Italia
1. L’Assemblea dei partecipanti e il Consiglio Superiore della Banca d’Italia non hanno ingerenza nelle materie relative all’esercizio delle funzioni pubbliche attribuite dal Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, dallo Statuto del SEBC e della BCE, dalla normativa dell’Unione Europea e dalla legge alla Banca d’Italia o al Governatore per il perseguimento delle finalita’ istituzionali. 2. Il Consiglio Superiore della Banca d’Italia si compone del Governatore e di 13 consiglieri, nominati nelle assemblee dei partecipanti presso le sedi della Banca, fra i candidati individuati da un comitato costituito all’interno dello stesso Consiglio tra persone che posseggano i requisiti di indipendenza, onorabilita’ e
professionalita’ previsti dallo Statuto della Banca d’Italia.
Art. 6
Disposizioni di coordinamento e altre disposizioni
1. L’articolo 114 del Testo unico delle leggi sugli istituti di emissione, approvato con regio decreto 28 aprile 1910, n. 204, e
successive modificazioni e’ sostituito dal seguente:
“Art. 114.
(Rappresentante del Governo)
1. La direzione generale della Banca d’Italia deve informare volta per volta, e in tempo utile, il Ministro dell’Economia e delle Finanze del giorno e dell’ora fissati per la convocazione dell’assemblea generale dei partecipanti e per le adunanze del Consiglio superiore, inviando contemporaneamente un elenco degli affari da trattarsi. 2. Alle sedute dell’assemblea e del Consiglio superiore assiste un rappresentante del Governo, o, in sua vece, un funzionario a cio’
delegato dal Ministro dell’Economia e delle Finanze.”.
2. Sono o restano abrogati l’articolo 115 del Testo unico delle leggi sugli istituti di emissione, approvato con regio decreto 28 aprile 1910, n. 204, e successive modificazioni e gli articoli 20, 21 e 22 del regio decreto-legge 12 marzo 1936, n. 375, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 marzo 1938, n. 141, e successive modificazioni. 3. E’ abrogato il comma 1 dell’articolo 5, del decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 17 luglio 1947, n. 691. 4. E’ abrogato il comma 3, dell’articolo 3, del decreto legislativo 10 marzo 1998, n. 43 e il comma 10 dell’articolo 19, della legge 28 dicembre 2005, n. 262. 5. Lo Statuto della Banca d’Italia e’ adattato, con le modalita’ stabilite all’articolo 10, comma 2 del decreto legislativo 10 marzo 1998, n. 43, alle disposizioni del presente decreto entro sei mesi dall’entrata in vigore del decreto medesimo, tenendo conto in particolare dei seguenti principi: a) siano mantenuti adeguati presidi patrimoniali alla rischiosita’, in coerenza con gli orientamenti del SEBC; b) sia precisato che i diritti patrimoniali dei partecipanti sono limitati a quanto previsto all’articolo 1, commi 2 e 3; c) anche al fine di facilitare l’equilibrata distribuzione delle quote fra i partecipanti ai sensi dell’articolo 1, comma 5, sia previsto a decorrere dal completamento dell’aumento di capitale di cui all’articolo 1, comma 2, un periodo di adeguamento non superiore a 24 mesi durante il quale per le quote di partecipazione eccedenti la soglia indicata all’articolo 1, comma 5, non spetta il diritto di voto ma sono riconosciuti i relativi dividendi; d) venga abrogata la clausola di gradimento alla cessione delle quote, che puo’ avvenire solo fra investitori appartenenti alle categorie indicate all’articolo 1, comma 4, ferma restando la
verifica del rispetto dei limiti partecipativi.
6. A partire dall’esercizio in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto, i partecipanti al capitale della Banca d’Italia trasferiscono le quote, ove gia’ non incluse, nel comparto delle attivita’ finanziarie detenute per la negoziazione, ai medesimi valori di iscrizione del comparto di provenienza. Salvo quanto disposto al periodo precedente, restano ferme le disposizioni di cui
all’articolo 4 del decreto legislativo 28 febbraio 2005, n. 38.