Dopo i primi risultati delle indagini in corso, nota azienda di Massa Cozzile ottiene dalla procura la sospensione per trecento giorni dell’obbligo di pagamento di circa 600mila euro di interessi.
Avrebbe dovuto pagare centinaia di migliaia di euro di interessi per i prestiti ricevuti, ma la Procura della Repubblica di Pistoia ha sospeso, per l’impresa di Massa Cozzile, l’obbligo di pagamento. Il motivo? Dai primi risultati dell’inchiesta penale in corso nei confronti di alcune banche, saremmo di fronte a tassi usurari, per un ammontare complessivo, secondo i calcoli del perito del pm Luciano Padula, di 609mila euro. Tassi che tre istituti di credito avrebbero praticato per circa 10 anni a “I Pionieri”, nota rivendita di camper e caravan.
Il 31 ottobre la procura, in base alla legge 644/99, ha sospeso la procedura esecutiva pendente davanti al tribunale per la durata di 300 giorni, a partire dalla presentazione dell’istanza depositata dall’azienda lo scorso maggio. Ai tre istituti di credito se ne potrebbero aggiungere altri due, per una cifra superiore al milione di euro. È la tappa di una guerra contro le banche che la famiglia Tani sta combattendo da più di un anno: un padre, Alberto, venuto a mancare lo scorso ottobre, e due figli, Luca e Marco, titolari dell’azienda a gestione familiare, conosciuta da più di vent’anni, che si è venuta a trovare in una situazione di estrema difficoltà.«Come la maggior parte degli imprenditori – racconta Marco Tani – ci siamo rivolti ad alcuni istituti di credito per avere degli affidamenti e mantenere in equilibrio l’azienda, affidamenti che ci sono stati concessi in cambio di immobili e liquidità a garanzia. Col tempo gli interessi sono cresciuti a dismisura e rientrare era pressoché impossibile. Non potevamo versare sul conto corrente per pagare i fornitori perché ogni somma veniva trattenuta, a nostra insaputa, come una sorta di “acconto” sull’affidamento. A un certo punto la situazione è diventata insostenibile e ci siamo resi conto che qualcosa non andava per il verso giusto, così ci siamo rivolti all’Afii, l’Associazione Fondazione Imprenditoriale Italiana. Dopo un accurato controllo sui conti correnti abbiamo scoperto che ci erano stati applicati tassi superiori a quelli di usura».
«Abbiamo fatto di tutto – prosegue il racconto – per tenere duro e mandare avanti l’attività e mantenere nove dipendenti, lavorando 7 giorni su 7 e ventiquattro ore al giorno. Per noi si tratta di una rivincita, anche perché questa situazione ci ha veramente distrutto fisicamente e emotivamente. Mio fratello si è ammalato gravemente e attualmente si trova in cura a Firenze, mentre io sono ingrassato venti chili e sono in cura da uno psicologo da quattro anni».
Una situazione drammatica per non dire straziante, a cui si è aggiunta anche la perdita del padre, il caposaldo dell’azienda : «Mio padre ha vissuto gli ultimi attimi della sua vita in modo terribile. Prima di lasciarci per sempre mi chiese se era arrivata la delibera dalla procura. Ora possiamo continuare a investire e credere nella nostra azienda».
(staff)