Per quasi quarant’anni un’attività commerciale bellunese ha pagato gli interessi sugli interessi e la sua banca di appoggio ha guadagnato oltre 200 mila euro in maniera illegittima. È finita con un accordo extragiudiziale la causa civile intentata da uno dei soci dell’attività contro l’istituto di credito responsabile del conto corrente. A due anni dall’inizio del contenzioso, la banca, accusata di aver applicato la pratica illecita dell’anatocismo, ha preferito chiudere la causa senza arrivare alla sentenza e liquidare al ricorrente la somma di 170 mila euro.
L’accordo è stato raggiunto circa un mese fa, dopo che la perizia del consulente tecnico incaricato dal giudice Marcello Coppari ha confermato la fondatezza del ricorso, calcolando le perdite dell’attività commerciale in oltre 200 mila euro.
La vicenda era emersa due anni fa, quando un nuovo socio dell’attività commerciale aveva deciso di analizzare la situazione economica della società, recuperando tutti i resoconti bancari disponibili in sede. Il socio è riuscito a ricostruire il quadro a partire dalla metà degli anni Settanta e, grazie ad un occhio attento e all’aiuto di esperti, ha capito che qualcosa non andava. In quella banca, filiale bellunese di un istituto di credito nazionale, l’impresa commerciale teneva il suo conto corrente con un fido consistente, fido che di fatto finanziava l’attività.
È proprio nella gestione del fido, o meglio degli interessi sul passivo, che la banca imponeva interessi sugli interessi, una pratica definita dal codice civile come anatocismo, cioè la capitalizzazione degli interessi. Il meccanismo, finalizzato a massimizzare i profitti del creditore a esclusivo danno del debitore, è illecito ma ancora molto diffuso, nonostante la Corte di Cassazione si sia pronunciata ripetutamente e in maniera univoca, anche perché qualcuno considera l’anatocismo come l’anticamera dell’usura.
Ad assistere l’attività commerciale, oltre ad uno studio di Como, era un avvocato del Foro di Belluno, esperto in questioni bancarie, coperto dal vincolo di riservatezza, non conferma di conoscere la vicenda specifica (ma nemmeno la smentisce) e si limita a fare un ragionamento generale e astratto, perché le cause civili che coinvolgono le banche sono numerosissime, nonostante la legislazione italiana e internazionale in materia sia articolata e precisa da anni.
«I casi che vediamo continuano ad essere numerosi», spiega l’avvocato , «e rappresentano circa il 25-30% dell’attività civile del tribunale di Belluno (cioè oltre un centinaio di contenziosi), come degli altri tribunali italiani. L’anatocismo e l’usura continuano ad essere praticati, attraverso vari meccanismi. L’attenzione del cliente dev’essere alta, soprattutto alla stipula del mutuo o del prestito o nella gestione del conto corrente, considerando tutte le variabili: dall’assicurazione alle more. Va detto che», conclude , «nella maggior parte dei casi, le citazioni in giudizio hanno un esito favorevole e la prescrizione decennale decorre dal momento della chiusura del rapporto, quindi i margini per agire sono sempre abbastanza ampi»
(LO STAFF)