“Le circolari e le istruzioni della Banca d’Italia non rappresentano una fonte di diritti e obblighi e nella ipotesi in cui gli istituti bancari si conformino ad una erronea interpretazione fornita dalla Banca d’Italia in una circolare,non può essere esclusa la sussistenza del reato…Le circolari o direttive,ove illegittime e in violazione di legge,non hanno efficacia vincolante per gli istituti bancari sottoposti alla vigilanza di Bankitalia,neppure quale mezzo di interpretazione”

Basta questo richiamo per percepire la distanza che separa alcuni orientamenti della Corte di Cassazione dalle indicazioni fornite agli intermediari dalla vigilanza.
Non solo a proposito di usura sopravvenuta (intervenuta,cioè,dopo la stipulazione del contratto),ma,ad un esempio,anche a proposito della corretta rivelazione degli interessi di mora,oppure del computo complessivo e annualizzato di tutti gli oneri,diversi dagli interessi,connessi all’erogazione del credito.

Dopo la conferma arrivata nel gennaio 2013 dalla cassazione,anche Banca d’Italia,con la nota del 3 luglio,ha precisato che gli interessi di mora sono soggetti alla normativa anti-usura.
Ma,a differenza dell Suprema Corte,ne ha esclusa la rilevanza ai fini dell’usura originaria( al momento cioè della definizione contrattuale,quando gli interessi sono promessi o comunque convenuti),con la motivazione che non sono dovuti al momento dell’erogazione del credito ma solo a seguito di un eventuale inadempimento da parte del cliente.

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Il problema sorge,inoltre,perchè nel rivelare trimestralmente i tassi effettivi globali ,Bankitalia ha disposto l’esclusione degli interessi di mora contrattualizzati,con la conseguenza che i tassi medi e i tassi soglia pubblicati non li considerano. L’immediato confronto con i tassi effettivamente applicati,quindi,è disomogeneo. Ed è per questo che la vigilanza,nei controlli sugli intermediari,in presenza di interessi moratori,utilizza come criterio quello di aumentare i teg medi pubblicati di 2,1 punti percentuali,per poi determinare i tassi soglia su tale importo.

Si tratta di una maggiorazione risultante da un’indagine campionaria condotta nel 2002 che viene da anni riportata nei decreti trimestrali del Mef.

Il corto circuito fra Banca d’Italia e Mef,da una parte,e normativa sull’usura e Cassazione,dall’altra,si completa poi con l’obbligo per banche e intermediari,disposti dai decreti trimestrali Mef di verificare l’usurarietà dei tassi applicati sulla base degli stessi criteri tecnici di calcolo disposti della specifiche istruzioni impartite da Bankitalia.

Dopo tutte queste problematiche sugli interessi di mora e la stipula di mutui,cosa succede?che le famiglie non spendono,in un anno restano in banca 15 miliardi,la liquidità degli istituti è diminuita e con essa i finanziamenti al settore privato. E uno degli effetti della crisi economica è stato bloccare i consumi e il disgelo è ancora lontano da venire,come hanno mostrato dati recenti di vendita tra gennaio e marzo 2014.

Con la recessione,le famiglie non spendono più ma preferiscono lasciare in banca 15 miliardi in un anno,nello stesso lasso di tempo nel quale crollo di 25,8 miliardi la liquidità degli istituti di credito,che hanno aumentato di 37,7 miliardi gli investimenti in titoli di stato.

Ci sono comunque dei fenomeni preoccupanti,da una parte l’aumento delle riserve delle famiglie che preferiscono risparmiare il più possibile,ma cosi facendo riducono drasticamente i consumi con inevitabili ricadute negative sulle possibilità di ripresa delle aziende italiane,costrette a fare i conti con una domanda in calo e quindi a ridurre la produzione con tutte quello che ne consegue sul versante dell’occupazione.
Dall’altro lato,vediamo come le banche,che hanno ridotto i prestiti di 30,5 miliardi al settore privato in un anno,spostano la liquidità in assetti sicuri,invece di finanziare imprese e famiglie,mettono i soldi in titoli di stato,con guadagni facili e sicuri,ma basati su un progetto di basso profilo.

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(lo staff)