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Secondo la procura pugliese, i sette dirigenti di via Nazionale e l’alto funzionario del ministero dell’Economia indagati per concorso in usura continuata e aggravata hanno fornito un “contributo morale” premeditato agli istituti coinvolti. Una premeditazione legata anche al fatto che Unicredit, Bnl e Mps “detengono quote consistenti nel capitale della Banca d’Italia”

Un “contributo morale” di fatto premeditato, quello di Banca d’Italia e del ministero dell’Economia. Come se a preparare il cappio, stretto intorno al collo di alcuni imprenditori pugliesi dagli istituti di credito, fossero stati i dirigenti di via Nazionale e via XX Settembre. Ma perché Palazzo Koch avrebbe dovuto favorire Unicredit, Bnl e Monte dei Paschi di Siena? La risposta è nello stesso capo di imputazione della procura di Trani: perché questi istituti sono “detentori di consistenti quote di capitale della Banca d’Italia e di poteri di nomina dei suoi organismi di governance“. È quasi senza appello, considerate le “qualifiche apicali e le corrispondenti competenze tecnico-giuridiche del più elevato profilo”, l’atto di accusa che si legge nelle 44 pagine di chiusura indagine contro vertici attuali e passati delle tre banche e della Popolare di Bari, accusate del reato di usura bancaria continuata e pluriaggravata nell’ambito di un’inchiesta nata da un esposto dell’Adusbef. Il tasso applicato agli imprenditori che si rivolgevano agli istituti per aprire un conto corrente di fatto superava di molti punti percentuali la soglia limite fissata per legge. Questo perché il tasso era applicato non all’importo effettivamente utilizzato ma a quello “accordato”. Questo, scrive il pm Michele Ruggiero, ”nonostante le chiare previsioni in materia di usura introdotte dalla legge 108 del 1996″. Che, all’articolo 1, prevede che nel determinare il tasso di interesse usurario si tenga conto delle “commissioni, remunerazioni a qualsiasi titolo e delle spese, escluse quelle per imposte e tasse, collegate alla erogazione del credito”.

Il “disegno criminoso” di Saccomanni e Tarantola: far guadagnare le banche. Nel mirino del pm Ruggiero – salito agli onori delle cronache per la clamorosa inchiesta sulle agenzie di rating ree di aver provocato danni patrimoniali all’Italia e per un’indagine sull’omessa vigilanza di Bankitalia e Consob sui bilanci Mps – sono finiti Giuseppe Maresca, capo della direzione “Prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario per fini illegali” del Dipartimento del Tesoro, e sette tecnici e dirigenti di via Nazionale in attività all’epoca dei fatti contestati, cioè tra il 2005 e il dicembre 2012: Vincenzo Desario, l’ex ministro del governo Letta Fabrizio Saccomanni (che di Bankitalia è stato direttore generale), l’attuale presidente della Rai Anna Maria Tarantola (ex capo della Vigilanza), Francesco Maria Frasca (coinvolto e poi uscito indenne dai processi sulle scalate bancarie), Giovanni Carosio, Stefano Mieli e Luigi Federico Signorini. Tutti insieme, argomenta il pm, “con condotte reiterate, in tempi diversi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso (consistente nella previsione e volontà di far conseguire alle banche la maggiore quantità di di moneta), adottavano consapevolmente e deliberatamente … determinazioni amministrative (istruzioni, circolari, note, decreti ministeriali, il ministero del Tesoro), in contrasto/violazione della legge in materia di usura … così consapevolmente fornendo un contributo morale necessario ai fatti-reato di usura materialmente commesse dalle banche”.

In un caso il tasso effettivo è stato oltre il 500%. Di fatto Bankitalia, nella sua funzione di ausilio al Tesoro, prescriveva alle banche, per alcune operazioni tra cui appunto le aperture di credito in conto corrente, l’utilizzo di criteri di calcolo sui tassi secondo un algoritmo “che rapportava l’incidenza degli oneri e delle commissioni al credito accordato piuttosto che a quello effettivamente utilizzato“. E – in violazione delle disposizioni del Codice penale in materia di usura – “disponeva, con Circolari e Note ufficiali dirette alle banche, che anche per la verifica di sussistenza delle condizioni usurarie, ossia per la verifica del superamento del limite/tasso soglia previsto dalla Legge 108/1996 le banche utilizzassero il suddetto medesimo algoritmo anziché un altro che rapportava l’incidenza di oneri, commissioni e spese al credito erogato ed effettivamente utilizzato“. Il risultato delle prescrizioni di Via Nazionale? Come si può leggere nelle tabelle inserite nel documento di chiusura indagine, i tassi applicati ai sei imprenditori che hanno fatto denuncia superavano di molti punti percentuali il tasso soglia. In un caso gli investigatori delle Fiamme Gialle hanno rilevato, su un corto corrente ordinario aperto presso una filiale Bnl di Barletta, un Tasso annuo effettivo globale (Taeg) del 558,528%. Fortuna che è stato applicato solo per un trimestre.

Bankitalia “predeterminava” la distorsione del costo effettivo del credito. In questo modo, di fatto, Palazzo Koch “predeterminava consapevolmente … le condizioni per una distorsione del dato del costo effettivo del credito erogato e una sensibile riduzione dello stesso e per la segnalazione – da parte delle banche – di Teg (tasso effettivo globale, ndr) più bassi (rispetto a quelli ottenuti/ottenibili con la formula matematica prevista per il calcolo del Taeg, ‘tarata’ come per legge sull‘erogato)”, in modo che “gli interessi/remunerazioni applicati dalla banche alla clientela risultassero apparentemente entro i cosiddetti limiti/tassi soglia pur essendo in concreto e sostanzialmente a tali limiti/tassi soglia superiori e, come tali, usurari“. Per la Procura i dirigenti di via Nazionale e di via XX Settembre erano consapevoli di tutto questo e “volontariamente quanto meno con dolo eventuale (ovvero con l’accettazione del rischio che questo potesse accadere, ndr) concorrevano moralmente con i dirigenti degli istituti di credito” a tenere sotto usura gli imprenditori che si erano rivolti a loro ottenere finanziamenti. Tutto questo con l’aggravante che avrebbero dovuto essere proprio loro a vigilare e controllare perché una situazione del genere non si verificasse.

Esplosione del contenzioso dopo la sentenza della Cassazione. Dal gennaio 2013, quando la Corte di Cassazione ha censurato le istruzioni di Bankitalia chiarendo come va calcolato il tasso di interesse da confrontare con il fatidico “valore soglia”, il contenzioso sull’usura bancaria è esploso. E si contano già diversi casi di verdetti di colpevolezza. Il Tribunale di Padova ha condannato in primo grado un istituto, che pretendeva il rientro da uno scoperto di 22.500 euro, a risarcirne ben 90mila all’imprenditore titolare del conto corrente perché il contratto, stipulato 16 anni prima, prevedeva tassi usurari. E per lo stesso motivo la Corte d’appello di Torino, confermando una sentenza del Tribunale di Alba, ha stabilito la responsabilità di Prestitalia (gruppo Ubi) e la conseguente restituzione di commissioni, spese e interessi a un pensionato che aveva sottoscritto un prestito personale legato alla cessione del quinto dell’assegno Inps.

(lo staff)

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Inchiesta a Trani sugli interessi troppo alti. Indagati i vertici di Bnl, Monte dei Paschi e Unicredit. Coinvolti gli ex di Bankitalia Tarantola (ora presidente Rai) e Saccomanni (ex ministro dell’Economia).

Sono fascicoli “roboanti” quelli aperti dalla Procura di Trani, che indaga per usura bancaria i vertici di Bnl, Unicredit, Mps e Banca popolare di Bari. Secondo gli inquirenti, i tassi applicati erano più alti di quelli concordati. Per questo la procura pugliese contesta ai vertici di alcuni importanti istituti di credito italiani il reato che di solito si applica alla criminalità comune o organizzata: l’usura. Nella fattispecie si tratta però di concorso in usura bancaria: quella che consiste nell’applicare tassi di interesse sui prestiti superiori rispetto alle soglie fissate ogni tre mesi dalla Banca d’Italia.

E’ un vero e proprio scossone giudiziario, con una pioggia di avvisi di fine indagine, 62 per la precisione. Tra gli indagati ci sono anche ex dirigenti di Bankitalia e del ministero dell’Economia. Come per esempio l’ex presidente della Rai, Anna Maria Tarantola, in qualità di ex capo della vigilanza di Bankitalia, e il ministro dell’Economia del governo Letta Fabrizio Saccomanni, ex direttore generale di Bankitalia.

VERTICI BANCARI NEL MIRINO – Il pm inquirente, Michele Ruggiero, sembra essere intenzionato a chiedere il rinvio a giudizio per una la lunga lista di big. I nomi sono quelli del presidente del consiglio di amministrazione di Bnl, Luigi Abete, e l’amministratore delegato Fabio Gallia. Per Unicredit l’ex ad Alessandro Profumo, ora presidente del cda di Mps, e l’attuale ad Federico Ghizzoni. Per Mps l’ex presidente Giuseppe Mussari e il suo vice Francesco Gaetano Caltagirone. Sempre per Bnl sono indagati l’ex vice presidente Piero Sergio Erede e il presidente del collegio sindacale Pier Paolo Piccinelli. Per Unicredit l’ex presidente del cda, Dieter Rampl, e il direttore generale Roberto Nicastro. Si procede anche per i vertici di Unicredit Banca di Roma che coinvolge Paolo Savona, ex presidente del cda. Per Unicredit Banca d’Impresa l’ex presidente Mario Fertonani, l’attuale vice presidente vicario di Unicredit spa, Candido Fois, e Piergiorgio Peluso, figlio dell’ex Guardasigilli Anna Maria Cancellieri, nella sua precedente qualità di ad di Unicredit Banca d’Impresa. Per la Banca Popolare di Bari sono indagati anche l’attuale presidente del cda e ad, Marco Jacobini, l’ex presidente Fulvio Saroli, e il dg Pasquale Lorusso. Secondo il pm Ruggiero, il reato di usura (bancaria) è stato compiuto dagli organismi di governance e di controllo delle banche con il “concorso morale” degli ex vertici di Bankitalia e di Maresca, dirigente del dipartimento del Tesoro.

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LE ACCUSE – Questi ultimi – secondo l’accusa – contravvenendo alle disposizioni della legge sull’usura, dal 2005 al 2012 hanno prescritto alle banche di calcolare (attraverso una particolare formula algoritmica) gli oneri dei finanziamenti concessi in rapporto al credito ‘accordato’, anziché (come richiesto dalla legge) a quello effettivamente ‘erogato/utilizzato’ dal cliente, così precostituendo le condizioni per un’elaborazione (e successiva segnalazione a Bankitalia) da parte della banche di tassi effettivi globali (cosiddetti Teg) falsati poiché più bassi di quelli effettivamente praticati. Di conseguenza – secondo le indagini del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Bari – gli interessi/remunerazioni applicati dalla banche alla clientela per determinate categorie di finanziamenti (in forma di anticipazioni su c/c) risultavano sempre entro i limiti dei ‘tassi soglia’, pur essendo in concreto a essi superiori e, come tali, usurari. Le aziende ritenute danneggiate dal comportamento delle banche sono del Nord barese: Bnl – secondo i conteggi della pubblica accusa – con l’applicazione dei tassi usurari avrebbe lucrato oltre 53 mila euro; il gruppo Unicredit più di 15 mila euro; Mps circa 27 mila euro, Banca Popolare di Bari solo 296 euro.

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(lo staff)

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Secondo la procura pugliese, i sette dirigenti di via Nazionale e l’alto funzionario del ministero dell’Economia indagati per concorso in usura continuata e aggravata hanno fornito un “contributo morale” premeditato agli istituti coinvolti. Una premeditazione legata anche al fatto che Unicredit, Bnl e Mps “detengono quote consistenti nel capitale della Banca d’Italia”

Un “contributo morale” di fatto premeditato, quello di Banca d’Italia e del ministero dell’Economia. Come se a preparare il cappio, stretto intorno al collo di alcuni imprenditori pugliesi dagli istituti di credito, fossero stati i dirigenti di via Nazionale e via XX Settembre. Ma perché Palazzo Koch avrebbe dovuto favorire Unicredit, Bnl e Monte dei Paschi di Siena? La risposta è nello stesso capo di imputazione della procura di Trani: perché questi istituti sono “detentori di consistenti quote di capitale della Banca d’Italia e di poteri di nomina dei suoi organismi di governance“. È quasi senza appello, considerate le “qualifiche apicali e le corrispondenti competenze tecnico-giuridiche del più elevato profilo”, l’atto di accusa che si legge nelle 44 pagine di chiusura indagine contro vertici attuali e passati delle tre banche e della Popolare di Bari, accusate del reato di usura bancaria continuata e pluriaggravata nell’ambito di un’inchiesta nata da un esposto dell’Adusbef. Il tasso applicato agli imprenditori che si rivolgevano agli istituti per aprire un conto corrente di fatto superava di molti punti percentuali la soglia limite fissata per legge. Questo perché il tasso era applicato non all’importo effettivamente utilizzato ma a quello “accordato”. Questo, scrive il pm Michele Ruggiero, ”nonostante le chiare previsioni in materia di usura introdotte dalla legge 108 del 1996″. Che, all’articolo 1, prevede che nel determinare il tasso di interesse usurario si tenga conto delle “commissioni, remunerazioni a qualsiasi titolo e delle spese, escluse quelle per imposte e tasse, collegate alla erogazione del credito”

Il “disegno criminoso” di Saccomanni e Tarantola: far guadagnare le banche. Nel mirino del pm Ruggiero – salito agli onori delle cronache per la clamorosa inchiesta sulle agenzie di rating ree di aver provocato danni patrimoniali all’Italia e per un’indagine sull’omessa vigilanza di Bankitalia e Consob sui bilanci Mps – sono finiti Giuseppe Maresca, capo della direzione “Prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario per fini illegali” del Dipartimento del Tesoro, e sette tecnici e dirigenti di via Nazionale in attività all’epoca dei fatti contestati, cioè tra il 2005 e il dicembre 2012: Vincenzo Desario, l’ex ministro del governo Letta Fabrizio Saccomanni (che di Bankitalia è stato direttore generale), l’attuale presidente della Rai Anna Maria Tarantola (ex capo della Vigilanza), Francesco Maria Frasca (coinvolto e poi uscito indenne dai processi sulle scalate bancarie), Giovanni Carosio, Stefano Mieli e Luigi Federico Signorini. Tutti insieme, argomenta il pm, “con condotte reiterate, in tempi diversi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso (consistente nella previsione e volontà di far conseguire alle banche la maggiore quantità di di moneta), adottavano consapevolmente e deliberatamente … determinazioni amministrative (istruzioni, circolari, note, decreti ministeriali, il ministero del Tesoro), in contrasto/violazione della legge in materia di usura … così consapevolmente fornendo un contributo morale necessario ai fatti-reato di usura materialmente commesse dalle banche”.

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In un caso il tasso effettivo è stato oltre il 500%. Di fatto Bankitalia, nella sua funzione di ausilio al Tesoro, prescriveva alle banche, per alcune operazioni tra cui appunto le aperture di credito in conto corrente, l’utilizzo di criteri di calcolo sui tassi secondo un algoritmo “che rapportava l’incidenza degli oneri e delle commissioni al credito accordato piuttosto che a quello effettivamente utilizzato“. E – in violazione delle disposizioni del Codice penale in materia di usura – “disponeva, con Circolari e Note ufficiali dirette alle banche, che anche per la verifica di sussistenza delle condizioni usurarie, ossia per la verifica del superamento del limite/tasso soglia previsto dalla Legge 108/1996 le banche utilizzassero il suddetto medesimo algoritmo anziché un altro che rapportava l’incidenza di oneri, commissioni e spese al credito erogato ed effettivamente utilizzato“. Il risultato delle prescrizioni di Via Nazionale? Come si può leggere nelle tabelle inserite nel documento di chiusura indagine, i tassi applicati ai sei imprenditori che hanno fatto denuncia superavano di molti punti percentuali il tasso soglia. In un caso gli investigatori delle Fiamme Gialle hanno rilevato, su un corto corrente ordinario aperto presso una filiale Bnl di Barletta, un Tasso annuo effettivo globale (Taeg) del 558,528%. Fortuna che è stato applicato solo per un trimestre.

Bankitalia “predeterminava” la distorsione del costo effettivo del credito. In questo modo, di fatto, Palazzo Koch “predeterminava consapevolmente … le condizioni per una distorsione del dato del costo effettivo del credito erogato e una sensibile riduzione dello stesso e per la segnalazione – da parte delle banche – di Teg (tasso effettivo globale, ndr) più bassi (rispetto a quelli ottenuti/ottenibili con la formula matematica prevista per il calcolo del Taeg, ‘tarata’ come per legge sull‘erogato)”, in modo che “gli interessi/remunerazioni applicati dalla banche alla clientela risultassero apparentemente entro i cosiddetti limiti/tassi soglia pur essendo in concreto e sostanzialmente a tali limiti/tassi soglia superiori e, come tali, usurari“. Per la Procura i dirigenti di via Nazionale e di via XX Settembre erano consapevoli di tutto questo e “volontariamente quanto meno con dolo eventuale (ovvero con l’accettazione del rischio che questo potesse accadere, ndr) concorrevano moralmente con i dirigenti degli istituti di credito” a tenere sotto usura gli imprenditori che si erano rivolti a loro ottenere finanziamenti. Tutto questo con l’aggravante che avrebbero dovuto essere proprio loro a vigilare e controllare perché una situazione del genere non si verificasse.

Esplosione del contenzioso dopo la sentenza della Cassazione. Dal gennaio 2013, quando la Corte di Cassazione ha censurato le istruzioni di Bankitalia chiarendo come va calcolato il tasso di interesse da confrontare con il fatidico “valore soglia”, il contenzioso sull’usura bancaria è esploso. E si contano già diversi casi di verdetti di colpevolezza. Il Tribunale di Padova ha condannato in primo grado un istituto, che pretendeva il rientro da uno scoperto di 22.500 euro, a risarcirne ben 90mila all’imprenditore titolare del conto corrente perché il contratto, stipulato 16 anni prima, prevedeva tassi usurari. E per lo stesso motivo la Corte d’appello di Torino, confermando una sentenza del Tribunale di Alba, ha stabilito la responsabilità di Prestitalia (gruppo Ubi) e la conseguente restituzione di commissioni, spese e interessi a un pensionato che aveva sottoscritto un prestito personale legato alla cessione del quinto dell’assegno Inps

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Per concorso in usura bancaria sono indagati a Trani i vertici di Bnl, Unicredit, Mps e di Banca popolare di Bari (Bpb). Tra le 62 persone alle quali la Gdf di Bari sta notificando l’avviso di fine indagine ci sono anche ex dirigenti di Bankitalia e del ministero dell’Economia. Agli indagati si contestano tassi usurari su finanziamenti. Il reato di usura (bancaria) continuata ed aggravata viene contestato dalla procura di Trani ai danni di alcuni clienti-imprenditori del barese delle banche sottoposte ad accertamenti in relazione a finanziamenti concessi prevalentemente sotto forma di anticipazioni su conto corrente. Secondo il pm inquirente, Michele Ruggiero, il reato di usura è stato compiuto dagli organismi di governance e di controllo delle banche con il concorso morale degli ex vertici di Bankitalia e di un attuale dirigente del dipartimento del Tesoro del ministero dell’Economia e Finanze.

Si ‘accordavano’ sui crediti
Questi ultimi – secondo l’accusa – contravvenendo alle disposizioni della legge sull’usura, prescrivevano alle banche di calcolare (attraverso una particolare formula algoritmica) gli oneri dei finanziamenti concessi in rapporto al credito ‘accordato’, anziché (come richiesto dalla legge) a quello effettivamente ‘erogato/utilizzato’ dal cliente, così precostituendo le condizioni per una elaborazione (e successiva segnalazione a Bankitalia) da parte della banche di tassi effettivi globali (cosiddetti Teg) falsati poiché più bassi di quelli effettivamente praticati. Di conseguenza – secondo le indagini della Guardia di Finanza – gli interessi/remunerazioni applicati dalla banche alla clientela per determinate categorie di finanziamenti (in forma di anticipazioni su c/c) risultavano sempre entro i limiti dei ‘tassi soglia’, pur essendo in concreto ad essi superiori e, come tali, usurari.

indagati Tarantola (Rai) ed ex ministro Saccomanni
Tra i 62 indagati a cui la Gdf sta notificando avvisi di fine indagine per l’usura contestata ai vertici di Bnl, Mps, Unicredit e BpBari, vi sono il presidente della Rai, Anna Maria Tarantola, in qualità di ex capo della Vigilanza di Bankitalia, e il ministro dell’Economia del governo Letta Fabrizio Saccomanni, ex dg di Bankitalia. Vi sono anche il presidente del Cda di Bnl Luigi Abete e l’AD Fabio Gallia; per Unicredit l’ex AD Alessandro Profumo, ora presidente del Cda di Mps, e l’attuale AD Federico Ghizzoni; per Mps l’ex presidente Giuseppe Mussari e il suo vice Francesco Gaetano Caltagirone.

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Il documento commissionato nel luglio 2012,costato ben 17 milioni,si conclude con 244 pagine di accuse e consigli al nuovo management.Dalle remunerazioni troppo alte,alle trasformazioni della banca in un gigante finanziario:il profitto è sempre finito sopra il cliente.Intanto Diamond continua a girare con l’autista della banca.

A nove mesi dallo scandalo che travolse le banche della City e per prima Barclays,costretta a pagare una multa di 59,5 milioni di sterline e ammettere di aver partecipato in prima linea alla manipolazione del tasso libor,con un reclutante Bob Diamond spinto a forza a dimettersi,arriva il rapporto interno commissionato dai vertici della stessa banca. E l’analisi non stupisce. La spinta a trasformare Barclays da una banca di sportello inglese in un gigante finanziario globale,ha stabilito il rapporto,ha creato nel corso di un decennio una cultura che mette il profitto sopra il cliente,in un totale vuoto etico.

Ma le raccomandazioni finali,ben 34,per migliorare la situazione all’interno dell istituto,sono già state criticate per troppa vaghezza,insieme al costo del rapporto,di ben 17 milioni di sterline.

Anthony Saltz,in passato avvocato per la Bbc e ora nello Scott Trust proprietario del Guardian oltre che vice presidente della Rothschild investement,incaricato nel luglio 2012,ha scritto 244 pagine di accuse e consigli:dalle remunerazioni troppo alte per i top manager alla cultura del diritto a fare tutto,lo stile di Barclays deve cambiare. Servono trasparenza e colore per riconquistare fiducia,scrive Saltz,concentrandosi sulla corte privilegiata alla guida della banca:”compensi riservati al gruppo dei 70 sono stati consistentemente e significativamente al di sopra della media,comparati ad altre banche dello stesso livello”. E fa i conti,rilevando che nel 2010 quei top 70 hanno guadagnato il 35% in più di quanto indica il mercato di riferimento,mentre nel 2011,sebbene abbassati,i loro premi erano comunque superiori alla media dle 17%.

Per poi spiegare al Financial Times “la loro focalizzazione sul guadagno a breve e la posizione competitiva adottata hanno portato un vuoto totale di valori”.

Come scrive nel rapporto,davanti alla crisi economica troppi dirigenti in quella banca hanno ignorato la situazione e continuano a pretendere livelli di stipendio pre-crisi “Un piccolo gruppo di banchieri sembra aver perso ogni umiltà e senso delle proporzioni,apparentemente inconsapevoli della realtà“,specifica. E stipendi troppo alti distorcono inevitabilmente ogni valore,dato che attraggono persone che misurano il proprio successo personale principalmente in base a quanto guadagnano. Molti di quanti sono stati interpellati hanno mostrato un senso di diritto a tutto. Parole che sembrano far riapparire quel Bob Diamond stupito e furioso della scorsa estate,incapace di concepire ogni possibile torto da lui commesso.

Come quelle che descrivono un modo di agire che favoriva le transazioni rispetto alle relazioni,il breve termine contro la sostenibilità e il settore finanziario rispetto ad obbiettivi aziendali.

Ora che Diamond non cè più,a commentare il rapporto è invece sir David Walker,che ha sostituito il presidente al vertice della banca,dimessosi anche lui in luglio,e prima di Diamond. Walker usa poche,precise parole:”Lettura sgradevole,in certe parti”solito self controll inglese. Quanto alle 34 raccomandazioni per cambiare cultura in e immagine in Barclays,il primo critico è proprio il quotidiano della City.

In un editoriale non firmato,il Financial Times sottolinea il coste del rapporto e pur riconoscendone la correttezza nell’analisi,liquida come banali le proposte per cambiare,come promuovere e salvaguardare la fiducia nella banca.

Poche frasi giudiziose,conclude,non bastano a cambiare mentalità.
Proprio in questi giorni,infatti,le banche della City si stanno organizzando per evitare a tutti i costi il tetto ai bonus stabilito dall’Unione Europea ,mentre quelle americane con sede a Londra progettano di trasferirsi fuori dall’Europa.

Quanto a Bob Diamond,è di fine marzo la notizia che il prossimo luglio riceverà da Barclays due milioni di sterline in stipendio,bonus e pensione,mentre continua a essere fornito di assicurazione sanitaria e sulla vita,oltre all’alloggio quando si troba in terra Britannica,con annessi macchina e chauffeur.

La cosa che ci consola e che anche oltre manica hanno le loro gatte da pelare,e che quindi non solo noi abbiamo i nostri problemi,possiamo dire che siamo tutti quanti sulla stessa barca.

E’ lapalissiano: per gli italiani gli incubi peggiori sono tre.

L ‘Euro,che ci ha ridotto in povertà. La banche che non ci prestano soldi,anzi,ce li rubano. Equitalia che con le sue vessazioni potrebbe persino essere denunciata per stalking,e ci sarebbe davvero da ridere,perchè si parla non di evasori,ma di persone che dichiarano ma che non riescono a pagare.

Per le banche,finalmente la Magistratura si sta svegliando e scopre che hanno usurato imprese e privati in modo oltraggioso e vergognoso,ma ora abbiamo il modo per combatterle,nonostante i Governi che si susseguono che al posto di fare gli interessi dei cittadini fanno i loro e quelli dei loro padroni,le banche appunto.
La Cassazione sta condannando pesantemente questi reati penali,e vorrei sottolineare PENALI,imponendo rimborsi e addirittura la trasformazione dei mutui da usurari a tasso zero.

Ma chi mancava a questo appello?ovviamente Equitalia e vi spieghiamo come ci si può difendere da queste fantastiche persone.

In particolare,attenti bene,ogni atto di Equitalia è dichiarabile nullo se firmato da falsi dirigenti,come indagini in corso stano dimostrando,ed ogni atto di Equitalia,per la legge che lo ha istituito,pretende la firma dei dirigenti societari.

Quindi,primo punto. Prendete le vostre adorate cartelle,andate sul sito di Equitalia,verificate i nomi dei dirigenti della società e le loro firme, se non corrispondono a quelle apposte sul vostro atto,recatevi con gentilezza in una sede e dite che siete pronti a chiedere l’annullamento dell’atto con tanto di denuncia presso la Procura della Repubblica per falso in atto pubblico.

Ma andiamo avanti.

Fatto questo,sempre in un ufficio di Equitalia,dovete chiedere l’estratto di ruolo al completo. In questo estratto,che sono obbligati a darvi,sono indicati gli interessi applicati sul capitale,la loro parte di guadagno,ma soprattutto l’anatocismo che hanno praticato.
Potrete chiedere indietro tutto l’importo,che mi sembra un ottima fine d’anno,esigibile come credito di imposta, e anche in questo caso,innanzitutto viene bloccata ogni azione dell’ente nei Vostri confronti,e dato che si tratta di un illecito civile,ma fatto in atto pubblico,a questo punto il coltello dalla parte del manico l’hanno i contribuenti, che possono impugnare l’atto e vederselo ridotto in modo considerevole o addirittura annullato per vizi di forma.

Ma non solo. Finalmente le ultime sentenze dalla Cassazione hanno introdotto anche per Equitalia il reato di usura,sommando i tassi applicati,le loro competenze e gli interessi di mora altissimi.

Questo è solo un piccolo sunto,ma la morale è che possiamo difenderci,oltre che dalle banche,anche dalla loro più stretta amica,colei che ci fa dormire con discreti pensieri.

(Lo Staff)