Il dramma di una della tante famiglie, in questo caso proprietaria di una delle storiche aziende di utensili a Bolzano «Tutto ciò che abbiamo andrà all’asta a novembre: ora chiediamo giustizia»
«Siamo con l’acqua alla gola, al punto da non essere più in grado neppure di pagare le bollette del gas, tanto che ci hanno bloccato la fornitura. Abbiamo debiti arretrati con i fornitori e pendenze con Equitalia. Siamo andati in Provincia, abbiamo chiesto aiuto alla Caritas e al vescovo. Nessuno ci ha dato una mano, ma abbiamo deciso di resistere. Vogliamo tentare tutto per salvare l’azienda che i nostri genitori hanno avviato nel 1973». I fratelli Paganella Gianluca, 33 anni, e Andrea, 29, bolzanini, titolari della Savutensili di , specializzata nella commercializzazione nel Trentino-Alto Adige di articoli tecnici industriali ausiliari alla produzione, puntano il dito contro un sistema bancario che strozzerebbe i piccoli imprenditori e in particolare contro un istituto di credito locale che avrebbe applicato all’azienda dei tassi d’interesse usurario. La loro è ormai una corsa contro il tempo: per l’11 novembre è fissata l’asta in cui si metterà in vendita tutto quello che la famiglia Paganella ha costruito in 40 anni di lavoro, ovvero l’edificio che in via Santa Geltrude ospita il magazzino della Sav utensili e due grandi appartamenti. Valore stimato: poco meno di due milioni di euro.
La storia. Silvano Paganella si mette in proprio negli anni Settanta: l’azienda va bene. La Savutensili è distributore in esclusiva per la regione di prestigiosi marchi del settore degli articoli industriali. Ottiene importanti commesse pubbliche e private. Tra le altre cose cura l’allestimento delle officine della scuola professionale Max Valier di via Sorrento, installa il sistema di lavaggio delle ambulanze nella nuova sede della Croce Bianca, lavora per grandi gruppi come Hoppe, Durst, Röchling. Nel frattempo in azienda entrano Gianluca e Andrea: vogliono proseguire l’attività del padre e ingrandirla. Nel 2008 si cominciano ad avvertire anche in Alto Adige i primi segnali di crisi, ma la Savutensili, che all’epoca aveva quattro dipendenti, resiste bene. Il declino inizia l’anno dopo. «Quando – spiega Gianluca Paganella – entrano in vigore nel settore bancario europeo nuove direttive (Basilea 3) e la banca locale, con la quale lavoravamo da anni, comincia a chiudere i rubinetti del credito. I nostri guai sono iniziati allora: c’erano le commesse, ma avevamo difficoltà ad ottenere i soldi per pagare i fornitori. Ci hanno creato enormi difficoltà anche quando ci siamo aggiudicati un importante lavoro in Libia che, se non ci avessero messo i pali tra le ruote, ci avrebbe consentito di ripianare quasi tutti i debiti».
I debiti. Il “rosso” aumenta, si perdono clienti importanti, i fratelli Paganella nel 2011si rivolgono ad una società milanese specializzata in piani di ristrutturazione aziendale. «È lì che ci hanno consigliato di andare da un perito, in quanto da un’analisi dei conti era emerso che il peso degli oneri finanziari era tale da ipotizzare che la banca in questione ci applicasse un tasso usurario». Intanto l’istituto di credito chiede agli imprenditori di rientrare subito, pagando 600 mila euro. Impossibile.
È così che i Paganella decidono di avviare una causa contro la banca. Presentano una denuncia in cui si ipotizza il reato di usura, ma il pubblico ministero chiede l’archiviazione che il giudice per le indagini preliminari respinge. Il contenzioso è in corso.
«Eppure – dicono i Paganella – è la stessa Banca d’Italia ad aver riconosciuto che ci sono stati “lievi superi della soglia usuraria”. Nell’ultimo trimestre del 2009 e nel primo del 2010 – risulta dalla lettera del Commissario del governo – i tassi effettivi globali sono stati pari a 12,87% e 14,83% a fronte di tassi di soglia pari a 12,765% e 14,385%. Nonostante dunque che l’usura, seppur lieve, ci sia stata, nulla si muove sul piano giudiziario. Il paradosso è che noi in questo momento stiamo lavorando, le commesse non ci mancano, ma l’11 novembre tutto ciò che abbiamo andrà all’asta, visto che non c’è stata concessa la sospensione dei termini».
(lo staff)