Non ci bastavano le banche normali che praticano usura e anatocismo e ci riducono sul lastrico,da aggiungere a questo scempio ,ora,c è anche la banca della ‘ndrangheta. A scorrere le notizie di queste ore,questa è quella che ha colpito maggiormente l’immaginazione del pubblico.
Un “tugurio” sono definiti i locali nell’ordinanza di custodia cautelare,ma da li sono usciti milioni di euro diretti all’estero investiti in ogni modo.
La banca clandestina gestiva centinaia di milioni di euro,l’organizzazione era capillare,e riusciva a movimentare milioni di euro,in una crisi come quella che sta attraversando il nostro paese e il resto del mondo,le organizzazioni criminali mettono il loro potenziale militare e i loro capitali a disposizione di una classe imprenditoriale con il pelo sullo stomaco. Al vertice della cosca c era Pensabene,il Brianza sviluppa contatti con il locale di Desio,fino a diventarne il leader,fino ad una operazione che ha decimato le cosche in Lombardia e in Brianza. Nel 2010 viene solo toccato dall ‘ inchiesta,con il sequestro di beni,ma evita il carcere.
Pensabene esercitava violenza per intimidire,anche se il gruppo era dedito alle operazioni finanziarie,è cosi che prospera la banca clandestina di Saveso,localizzata in un locale cosi misero da essere soprannominato “il tugurio”.
La Banca della ‘ndrangheta in brianza,per essere più chiari,effettuava tre tipi di operazioni. Tutte quante rivolte agli imprenditori della brianza.
1)Usura in senso classico,con tassi fino al 20% che hanno mandato sul lastrico diversi imprenditori,costretti poi a cedere le proprie attività,e da qui non ci distacchiamo molto dalla banche “normali”.
2)Erogazioni di credito a imprese amiche completamente controllate dal clan.
3)Ma il vero business era la “compravendita di denaro”. Pensabene e soci aiutavano infatti le imprese del tessuto lombardo a creare fondi neri attraverso l’erogazione del denaro,gli imprenditori li ripagavano con assegni e trasferimenti con un 5% di provvigione. Una somma comunque inferiore a quella che avrebbero dovuto pagare in tasse allo stato se avessero dichiarato i patrimoni alle autorità fiscali.
E questo è veramente sconvolgente.
Contro gli imprenditori impossibilitati a pagare i prestiti usurari nel tempo stabilito veniva esercitata una violenza selvaggia,tanto che nessuno di loro ha mai denunciato le angherie subite,ma Pensabene e soci guardavano soprattutto alla finanza. E’ qui che entra in gioco il broker del gruppo,l’uomo controllava una serie di società svizzere con capitale britannico,si era messo a disposizione per scudare i capitali illeciti. Questo sistema criminale finanziario sarebbe impossibile senza l’appoggio di ambienti che non appertengono all’organizzazione,in particolar modo imprenditori e funzionari pubblici.
Oltre agli imprenditori,infatti,tra gli arrestatici sono il direttore e il vicedirettore dell’ufficio postale di Paderno Dugnano,Pensabene preferiva utilizzare le poste,dove mandava i sui scagnozzi a ritirare anche 100-200 mila euro al giorno,e dove i dirigenti conniventi non segnalavano niente all’antiriciclaggio,e bisogna intervenire a livello legislativo,perchè le Poste sono ormai una vera e propria finanziaria.
Il problema che nessuno degli imprenditori o commercianti vittima di usura ha mai presentato denunzia all’autorità giudiziaria,l’omertà degli imprenditori,si spiega chiaramente se si tiene conto della strategia intimidatoria tipicamente mafiosa,a volte esplicita e sfociata in concrete condotte estorsive,a volte più sottile ed implicita,esercitata dall’associazione mafiosa nei loro riguardi,strategia che ha determinato chiaramente un diffuso clima di soggezione e di omertà per i debitori usurati ed intimiditi.
(lo staff)