Uno degli argomenti che preferisco: usura bancaria, stanca di vedere sopprusi e stufa della situazione di restrizione in cui le banche fanno affondare l’economia con il merito d’essere spalleggiate da un governo inesistente!
Molti di noi non fanno caso al prorpio conto corrente e non immaginano quanto costa sconfinare senza un fido.La situazione è molto grave, più di quanto uno possa immaginare. Molte volte ho la sensazione che le banche marcino su questa cosa, non concedono i fidi ma applicano tassi da usurai sugli scoperti ed ora vi farò degli esempi, con l’aiuto di un pò di fonti. Le commissioni previste dagli istituti bancari sullo scoperto di conto sono, di norma, poco trasparenti e i clienti tendono a non leggere le postille del contratto o a sottovalutarle. Bisogna, invece, sottolineare che andare a secco con il proprio conto corrente può arrivare a costare 50 euro anche per un solo giorno. Il passato decreto dell’ex ministro Bersani ha sostituito le vecchie commissioni sul massimo scoperto con norme atte ad attenuare il peso sul cittadino. Ad oggi non sembra, però, che sia cambiato molto rispetto a dieci anni orsono, anzi. Andare in rosso sul conto corrente, quindi, costa molto. In merito è stata sviluppata un’indagine dall’Università Bocconi di Milano (pubblicata sul Corriere Economia), che ha preso in considerazione le prime sei banche italiane, analizzando due casi di sconfinamento extra-fido e senza-fido. In quest’ultimo caso si nota come i tassi nominali arrivino al 17% (Intesa Sanpaolo) mentre invece nel primo oscillano fra il 13,5% (Intesa) e il 16,6% (Unicredit).
Il conto scoperto sul conto corrente, quindi, costa maggiormente se non si ha un fido e, come sottolinea la ricerca della Bocconi, andando in negativo di 500 euro per un giorno, gli oneri arrivano a essere pari, ad esempio, a 50,23 euro conMontepaschi e a 25,19 euro con Bnl. Costi importanti, quindi, che possono aumentare anche per i clienti che godono di un fido ma lo superano: per 500 euro di rosso si arriva a pagare 25,19 euro se si sconfina per un giorno.
IL TASSO DI USURA – ogni tre mesi la banca d’Italia stabilisce il tasso massimo d’interesse, detto anche “tasso soglia”, che le banche possono applicare ai loro clienti, quando questi chiedono un mutuo, un prestito o un fido. Quando questo tasso soglia viene superato, la banca commette un’usura e i clienti possono richiedere i soldi indietro per vie legali source
COME CAPIRE SE SI E’ OGGETTI A TASSO D’USURA – Per capire se si è stati oggetto di interessi da usura, per prima cosa è necessario recarsi in banca e richiedere l’estratto conto. Per legge la banca è obbligata a dare i documenti degli ultimi 10 anni, il contratto del conto corrente e il contratto di fido. Si possono controllare anche i conti correnti già chiusi, a meno che non siano passati più di 10 anni.
I MUTUI I POTECARI E IL TASSO DI MORA – Almeno il 60% delle famiglie italiane hanno stipulato un mutuo per l’acquisto della casa. Il dott Basile , presidente onorario dell’associazione sos utenti ha riscontrato delle anomalie nel tasso di mora, ovvero quell’interesse che la banca si fa dare in più quando il mutuatario non riesce a pagare qualche rata. Infatti secondo il dr. Basile, anche il tasso di mora in molti casi supera il tasso soglia consentito dalla legge. Il contratto in questo caso è da considerarsi nullo, infatti, se sono convenuti interessi usurai, non sono dovuti interessi di nessun tipo. I contratti sono quindi illegittimi solo perchè firmati. Nel caso i cui un cliente avesse firmato un contratto di mutuo trentennale dieci anni fa e ora accertasse il fatto che la banca abbia applicato interessi usurai, la banca sarà costretta a restituire gli interessi pagati negli ultimi 10 anni e nei rimanenti 20 anni non si dovranno pagare più interessi Sempre secondo il dott. Basile, dalle statistiche esposte sul sito internet della Banca D’Italia, i mutui scritti nei bilanci delle banche ammontano a circa 800 miliardi di euro, gli interessi che mediamente le banche prendono da questi mutui, sono 40 miliardi all’anno. Se il 60% di questi contratti sono contratti capestri, significa che il 60% di questi 40 miliardi deve essere restituito a chi ha fatto il mutuo. LA CASSAZIONE – L a sentenza di quest’anno della suprema corte di cassazione riassume il comportamento scorretto tenuto da alcune banche: ” se sono convenuti interessi usurarI la clausola è nulla e non sono dovuti interessi” Alcune famiglie alle quali la banca aveva messo all’asta la casa perché erano indietro con le rate del pagamento del mutuo, hanno ottenuto dal tribunale una sospensiva, come spiega Emanuele Argento, avvocato dell’associazione Sos utenti, perché ” in questi contratti di mutuo vi erano tassi di mora molto elevati che sono andati in usura e la procura della Repubblica ha dato ragione alle nostre tesi e ha dato un provvedimento di sospensiva”
LA BANCA D’ITALIA – Secondo il dott. Barbagallo della Banca d’Italia, se gli ispettori della Banca D’Italia riscontrano alcune anomalie, è possibile sanzionare la banca per importi significativi. E’ possibile rivolgersi all’arbitro bancario e finanziario, una sorta di giudice che cerca di risolvere i problemi tra banca e cliente. Costa circa 20 euro e decide molto rapidamente, per cause fino a 100. mila euro. Nel casi in cui le banche non pagassero, i loro nomi verrebbero pubblicati sul sito dell’arbitro bancario, una sorta di lista nera. Secondo il Dott Barbagallo però, la banca deve restituire solo gli “interessi che sono stati corrisposti usurariamente” .
Riccardo Santini ha lavorato nel tessile per oltre mezzo secolo e ora, alla soglia dei 70 anni, titolare della Filatura di Bagnolo in liquidazione, dopo essere stato anche vicepresidente del Prato calcio, è stato costretto a imbarcarsi in una guerra contro le banche. È lui stesso a raccontare quello che gli è successo.
«La mia azienda, prima in via Riva e poi in via Strozzi – spiega Santini – è arrivata ad avere anche più di 50 dipendenti. Dal 2009, in piena crisi, è calato il fatturato e abbiamo rimesso in ordine i conti. Come tutti, compravo pagando a 30/60 giorni e riscuotevo a 120. Come tutti ho sempre fatto ricorso al credito per tenere in equilibrio l’azienda. Nel luglio 2011 ho chiesto un finanziamento a un’importante banca cittadina per 500mila euro, con la garanzia di FidiToscana e un immobile del valore di oltre un milione, ma l’hanno tirata per le lunghe e sono stato costretto a mettere l’azienda in liquidazione»
L’avvocato romano che segue il caso ha citato in giudizio la banca, per conto di Santini, chiedendo danni per un milione e 400mila euro. Nell’esposto si ricorda che gli incaricati della banca si sono fatti vivi solo nel novembre 2011 e poi a parole avrebbero detto che era tutto a posto, ma nei fatti il finanziamento non è stato concesso. Nel frattempo è aumentato il debito verso i fornitori e Riccardo Santini è stato costretto a mettere la filatura in liquidazione (per poi chiedere il concordato nel marzo di quest’anno). L’imprenditore non si lamenta tanto del fatto che la banca non abbia concesso il credito, ma che non abbia parlato chiaro, nonostante le sue ripetute insistenze, facendo passare il tempo e di fatto rendendo impossibile un piano B.
La vicenda si innesta in una più complessiva guerra alle banche di Santini, che tramite l’avvocato di Livorno dice di aver fatto controllare i conti bancari con cinque istituti al momento della chiusura e di aver scoperto che gli erano stati applicati tassi superiori a quello di usura. «Solo negli ultimi 5/6 anni sono stato costretto a versare qualcosa come 200mila euro di interessi e spese non dovute». Santini dice che perizie tecniche d’ufficio lo hanno confermato. Per questo sono partite azioni legali con le banche, due delle quali hanno transato, mentre le altre tre non hanno intenzione di farlo. «Trovo gravissimo – commenta Santini – che invece di correre ai ripari mi si costringa a tornare in Tribunale per recuperare quanto mi è dovuto. Mi è stato detto che la pendenza dell’altra causa per il mancato finanziamento impedirebbe alla banca di restituirmi le somme percepite a titolo di usura».
Un altro imprenditore che si è fatto coraggio,e ha deciso di andare contro queste istituzioni,che sempre di più al giorno d’oggi riducono sul lastrico imprenditori e onesti cittadini.
(lo staff)
Secondo la procura pugliese, i sette dirigenti di via Nazionale e l’alto funzionario del ministero dell’Economia indagati per concorso in usura continuata e aggravata hanno fornito un “contributo morale” premeditato agli istituti coinvolti. Una premeditazione legata anche al fatto che Unicredit, Bnl e Mps “detengono quote consistenti nel capitale della Banca d’Italia”
Un “contributo morale” di fatto premeditato, quello di Banca d’Italia e del ministero dell’Economia. Come se a preparare il cappio, stretto intorno al collo di alcuni imprenditori pugliesi dagli istituti di credito, fossero stati i dirigenti di via Nazionale e via XX Settembre. Ma perché Palazzo Koch avrebbe dovuto favorire Unicredit, Bnl e Monte dei Paschi di Siena? La risposta è nello stesso capo di imputazione della procura di Trani: perché questi istituti sono “detentori di consistenti quote di capitale della Banca d’Italia e di poteri di nomina dei suoi organismi di governance“. È quasi senza appello, considerate le “qualifiche apicali e le corrispondenti competenze tecnico-giuridiche del più elevato profilo”, l’atto di accusa che si legge nelle 44 pagine di chiusura indagine contro vertici attuali e passati delle tre banche e della Popolare di Bari, accusate del reato di usura bancaria continuata e pluriaggravata nell’ambito di un’inchiesta nata da un esposto dell’Adusbef. Il tasso applicato agli imprenditori che si rivolgevano agli istituti per aprire un conto corrente di fatto superava di molti punti percentuali la soglia limite fissata per legge. Questo perché il tasso era applicato non all’importo effettivamente utilizzato ma a quello “accordato”. Questo, scrive il pm Michele Ruggiero, ”nonostante le chiare previsioni in materia di usura introdotte dalla legge 108 del 1996″. Che, all’articolo 1, prevede che nel determinare il tasso di interesse usurario si tenga conto delle “commissioni, remunerazioni a qualsiasi titolo e delle spese, escluse quelle per imposte e tasse, collegate alla erogazione del credito”
Il “disegno criminoso” di Saccomanni e Tarantola: far guadagnare le banche. Nel mirino del pm Ruggiero – salito agli onori delle cronache per la clamorosa inchiesta sulle agenzie di rating ree di aver provocato danni patrimoniali all’Italia e per un’indagine sull’omessa vigilanza di Bankitalia e Consob sui bilanci Mps – sono finiti Giuseppe Maresca, capo della direzione “Prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario per fini illegali” del Dipartimento del Tesoro, e sette tecnici e dirigenti di via Nazionale in attività all’epoca dei fatti contestati, cioè tra il 2005 e il dicembre 2012: Vincenzo Desario, l’ex ministro del governo Letta Fabrizio Saccomanni (che di Bankitalia è stato direttore generale), l’attuale presidente della Rai Anna Maria Tarantola (ex capo della Vigilanza), Francesco Maria Frasca (coinvolto e poi uscito indenne dai processi sulle scalate bancarie), Giovanni Carosio, Stefano Mieli e Luigi Federico Signorini. Tutti insieme, argomenta il pm, “con condotte reiterate, in tempi diversi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso (consistente nella previsione e volontà di far conseguire alle banche la maggiore quantità di di moneta), adottavano consapevolmente e deliberatamente … determinazioni amministrative (istruzioni, circolari, note, decreti ministeriali, il ministero del Tesoro), in contrasto/violazione della legge in materia di usura … così consapevolmente fornendo un contributo morale necessario ai fatti-reato di usura materialmente commesse dalle banche”.
In un caso il tasso effettivo è stato oltre il 500%. Di fatto Bankitalia, nella sua funzione di ausilio al Tesoro, prescriveva alle banche, per alcune operazioni tra cui appunto le aperture di credito in conto corrente, l’utilizzo di criteri di calcolo sui tassi secondo un algoritmo “che rapportava l’incidenza degli oneri e delle commissioni al credito accordato piuttosto che a quello effettivamente utilizzato“. E – in violazione delle disposizioni del Codice penale in materia di usura – “disponeva, con Circolari e Note ufficiali dirette alle banche, che anche per la verifica di sussistenza delle condizioni usurarie, ossia per la verifica del superamento del limite/tasso soglia previsto dalla Legge 108/1996 le banche utilizzassero il suddetto medesimo algoritmo anziché un altro che rapportava l’incidenza di oneri, commissioni e spese al credito erogato ed effettivamente utilizzato“. Il risultato delle prescrizioni di Via Nazionale? Come si può leggere nelle tabelle inserite nel documento di chiusura indagine, i tassi applicati ai sei imprenditori che hanno fatto denuncia superavano di molti punti percentuali il tasso soglia. In un caso gli investigatori delle Fiamme Gialle hanno rilevato, su un corto corrente ordinario aperto presso una filiale Bnl di Barletta, un Tasso annuo effettivo globale (Taeg) del 558,528%. Fortuna che è stato applicato solo per un trimestre.
Bankitalia “predeterminava” la distorsione del costo effettivo del credito. In questo modo, di fatto, Palazzo Koch “predeterminava consapevolmente … le condizioni per una distorsione del dato del costo effettivo del credito erogato e una sensibile riduzione dello stesso e per la segnalazione – da parte delle banche – di Teg (tasso effettivo globale, ndr) più bassi (rispetto a quelli ottenuti/ottenibili con la formula matematica prevista per il calcolo del Taeg, ‘tarata’ come per legge sull‘erogato)”, in modo che “gli interessi/remunerazioni applicati dalla banche alla clientela risultassero apparentemente entro i cosiddetti limiti/tassi soglia pur essendo in concreto e sostanzialmente a tali limiti/tassi soglia superiori e, come tali, usurari“. Per la Procura i dirigenti di via Nazionale e di via XX Settembre erano consapevoli di tutto questo e “volontariamente quanto meno con dolo eventuale (ovvero con l’accettazione del rischio che questo potesse accadere, ndr) concorrevano moralmente con i dirigenti degli istituti di credito” a tenere sotto usura gli imprenditori che si erano rivolti a loro ottenere finanziamenti. Tutto questo con l’aggravante che avrebbero dovuto essere proprio loro a vigilare e controllare perché una situazione del genere non si verificasse.
Esplosione del contenzioso dopo la sentenza della Cassazione. Dal gennaio 2013, quando la Corte di Cassazione ha censurato le istruzioni di Bankitalia chiarendo come va calcolato il tasso di interesse da confrontare con il fatidico “valore soglia”, il contenzioso sull’usura bancaria è esploso. E si contano già diversi casi di verdetti di colpevolezza. Il Tribunale di Padova ha condannato in primo grado un istituto, che pretendeva il rientro da uno scoperto di 22.500 euro, a risarcirne ben 90mila all’imprenditore titolare del conto corrente perché il contratto, stipulato 16 anni prima, prevedeva tassi usurari. E per lo stesso motivo la Corte d’appello di Torino, confermando una sentenza del Tribunale di Alba, ha stabilito la responsabilità di Prestitalia (gruppo Ubi) e la conseguente restituzione di commissioni, spese e interessi a un pensionato che aveva sottoscritto un prestito personale legato alla cessione del quinto dell’assegno Inps
(lo staff)
TOLENTINO Ottantottomila euro. A tanto ammonta la cifra che una banca aveva chiesto ad una azienda della provincia di Macerata in più rispetto a quello che in realtà avrebbe dovuto restituire.
Si tratta di «tassi usurai», che avevano fatto impennare la pendenza economica della ditta nei confronti dell’istituto di credito. Sono sempre di più le aziende e i privati che finiscono ingoiati dai debiti nei confronti delle banche, ma da qualche tempo a questa parte si è squarciato il velo che copriva le ragioni di tante situazioni difficili e di tanti casi di indebitamento.
La cosiddetta «usura bancaria» è venuta alla ribalta di recente in conseguenza della sentenza 350 del 9 gennaio 2013 della Corte di Cassazione, che ha previsto in tema di mutui la nullità del contratto laddove ci siano fenomeni di usura. Un avvocato di Tolentino segue da qualche tempo aziende e privati in quello che si sta rivelando un fenomeno molto diffuso. Tra questi casi, c’è appunto quello di un’azienda del Maceratese, che stava per essere realmente messa in difficoltà.
Ad una azienda di Macerata,una banca aveva chiesto di rientrare per 191 mila euro. Il titolare si è rivolto ad un avvocato e subito ha chiesto una perizia tecnico contabile. Ha fatto opposizione al decreto ingiuntivo e al termine di questa causa, davanti al Tribunale di Macerata, il consulente tecnico nominato dal giudice Pietro Merletti ha verificato che ben 88mila euro di questi 191 che la banca pretendeva in restituzione non erano dovuti proprio perché il conto era in usura. Non è infrequente verificare degli sforamenti del tasso soglia anche del cento per cento del tasso di interesse massimo. L’azienda ha dovuto restituire quindi solo 103mila euro.
L’usura bancaria si verifica laddove i tassi di interesse convenuti, insieme ai tassi di mora, e altre spese che correntemente vengono addebitate al consumatore, le commissione di massimo scoperto le varie spese generiche, comportano uno sforamento del tasso soglia che viene indicato dalla Banca d’Italia ogni tre mesi. Se si verifica questo sforamento ,il contratto è in usura, che a sua volta comporta la nullità del contratto e la restituzione degli interessi pagati indebitamente e quindi percepiti indebitamente dalla banca. Diverse aziende e privati – una trentina circa – si sono rivolti a diversi avvocati per avere chiarimenti sul contratto di mutuo per l’acquisto della prima casa.
Il correntista ,è l’anello debole di tutta questa vicenda. La banca che decidesse di risolvere un rapporto metterebbe in ginocchio sia un’impresa sia un privato. Molti di questi soggetti evitano una qualsiasi azione seppur esplorativa nei confronti della banca per il timore di eventuali ritorsioni.
(lo staff)
Il 10 Maggio 2014 il sole 24 ore diffonde la notizia ,sentenza negativa per i Mutui in Usura .
Sicuramente un’articolo che influenza a non fare causa alla banca,in realtà il giudice di Domodossola ha dichiarato il contrario.premesso questo cercheremo di capire insieme quale sia la verità,questo dice l’articolo .
Fonte sole 24 ore
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2014-05-09/usura-mutuo-doccia-fredda-chi-vuole-rivalersi-banca-184019.shtml?uuid=ABhgy5GB
Usura sul mutuo? Doccia fredda su chi vuole rivalersi sulla banca
Nuove sentenze di tribunali di merito che confermano che i tassi moratori promessi in contratto non vanno sommati aritmeticamente con quelli degli interessi corrispettivi (si veda da ultimo anche «Plus24» in edicola sabato 10 maggio). Provvedimenti che bocciano così le aspettative dei clienti di rivalersi nei confronti delle banche che avrebbero applicato tassi usurari sui prestiti ipotecari. Ma vediamoli nel dettaglio.
Un’elemento che non viene preso in considerazione è il più importante,chi prende in mano la vostra difesa,questo si evince dalle risposte sia del Tribunale di Napoli sia il Tribunale di Milano ,i conteggi sono sbagliati,la difesa è povera di motivazione logico matematico .
Abbiamo chiesto ai massimi esperti della materia,Avvocato Rosa chiericati e il Rag.Gaetano Vilnò Presidente Deciba.
Questa la risposta
“DOCCIA FREDDA” SOLO PER CHI NON HA LA COMPETENZA ADEGUATA ALL’ANALISI DEI MUTUI
Intanto stabiliamo un punto fermo. Anche il Tribunale di Napoli è concorde nell’affermare che il Tasso di Mora non deve essere superiore alla Soglia di Usura, valendo, in caso contrario, i principi stabiliti dalla nota Sentenza di Cassazione n. 350/13 e le conseguenze che ne derivano: gratuità del mutuo o finanziamento. (Così anche per la Corte d’Appello di Venezia e Corte d’Appello di Torino).
Ma veniamo al caso deciso dal Giudice di Napoli.
L’opposizione a decreto ingiuntivo era stata svolta in prima battuta eccependo l’anatocismo degli interessi moratori su quelli corrispettivi senza dimostrarlo nemmeno con perizia di parte e nel corso del giudizio eccependo il superamento della soglia di usura sommando il tasso del mutuo (6,75%) con quello di mora (8,75%). In tutto avrebbe fatto il 15,5%, ovviamente superiore alla soglia di usura alla stipula che era pari al 8,865%. NIENTE DI PIU’ SBAGLIATO dal punto di vista matematico e giuridico.
E’ da quanto è uscita la sentenza 350/13 che molti soggetti, che si affermano tecnici o esperti, effettuano una tale operazione, ingenerando stupide illusioni seguite da altrettante docce fredde quando si arriva a sentenza.
L’analisi tecnico-giuridica è una cosa seria e la millantazione o il pressapochismo durano poco, ma intanto si fanno danni.
C’è un vannamarchismo diffuso in questo campo che va debellato con determinazione e senza indugi.
Sommare tra loro il tasso corrispettivo e il tasso di mora equivale a sommare pere con mele. E’ sempre frutta, ma quante mele e quante pere si avranno? è un’operazione illogica e sbagliata.
Ciò che si deve verificare è il cumulo usurario tra gli interessi corrispettivi e gli interessi moratori. Si tratta di un’equazione diversa, dalla somma aritmetica dei due tassi, che risponde ad una precisa logica di matematica finanziaria in ossequio al divieto di anatocismo.
E, ancora, il mutuo va analizzato in ogni sua applicazione, debbono essere tenute in considerazione le spese collegate all’erogazione del credito per calcolarne il costo effettivo.
In un caso come quello deciso dal Tribunale di Napoli, molto probabilmente la clausola di determinazione del tasso è nulla per motivi diversi da quelli invocati in primo grado, ma trattandosi di causa di nullità può ancora essere fatta valere in secondo grado. In ogni caso, è anche possibile, che la verifica del cumulo usurario porti all’usurarietà del mutuo.
Purtroppo questo signore è capitato in mano a persone non in grado di tutelarlo e queste sono le conseguenze.
Ringraziamo per la collaborazione
Aggiungiamo
Come qualsiasi altro lavoro ci saranno bravi professionisti e meno bravi,oggi abbiamo la corsa alla perizia che costa meno,diffidate da chi vuole vendervi una perizia buttando fumo negli occhi con PRE ANALISI GRATUITE,l’argomento è delicato,contro le banche si vince solo con grandi professionisti .
(lo staff)
Sentenza n. 12028 della Corte di Cassazione: nella determinazione dell’usura deve essere inclusa anche la commissione di massimo scoperto; e questo lo sapevamo di già,ma per essere ancora maggiormente chiari e fare in modo che i nostri lettori siano informati sempre senza avere lacune riprendiamo in mano la cosa e diamo maggiori spiegazioni.
Le buone nuove passano spesso sotto silenzio. Cerchiamo qui ,invece di fare un po da cassa di risonanza ad una importante notizia che potrebbe portare notevoli sviluppi e conseguenze nei rapporti banca-impresa.
Nella sentenza n. 12028 della seconda sezione penale della Suprema Corte di Cassazione si afferma: ” il chiaro tenore letterale del comma IV dell’art. 644 c.p,impone di considerare rilevanti in fini della fattispecie di usura tutti gli oneri che un utente sopporti in connessione con il suo uso del credito. Tra essi rientra senz’altro la CSM,trattandosi di un costo indubbiamente collegato all’erogazione del debito….” e quindi stabilisce ” ciò importa che nella determinazione del tasso effettivo globale praticato da un intermediario finanziario nei confronti del soggetto fruitore del credito deve tenersi conto anche della CSM ove praticata” smentendo in tal modo la tesi portata avanti per anni dagli istituti bancari in primis la Banca d’italia.
Ma perchè è importante tale sentenza? facciamo un esempio.
Siamo nel secondo trimestre 2009. Il tasso soglia di usura calcolato da bankitalia,per l’apertura di credito di conto corrente oltre i 5.000 euro è del 12.93%. Un azienda che in tale trimestre usa di solito per 44.500 euro il fido accordato paga 1.169 euro di interessi passivi, 358 su CSM e 135 euro di spese varie. Il tasso medio praticato dal’istituto è pari al 10.25%. Il TEG calcolato con il metodo proposto da Bankitalia è dell’11.61% inferiore alla soglia di usura calcolato invece in base a quanto stabilito dalla sentenza n. 1208 diventa del 14.96%,due punti in più superiori al tasso soglia.
Si noti che il costo per gli interessi rappresenta solo il 70% del costo totale pagato dal’azienda
Perchè sia importante la sentenza,lo si intuisce adesso. Le banche,con la connivenza del’istituto centrale hanno spesso praticato,e continuano a farlo,tassi usurai. Usura che ora non si può più nascondere dietro a formule inverosimili.
Molti rapporti in odore di usura possono in questo modo saltar fuori e ,poiche la prescrizione nel caso dei rapporti di conto corrente è decennale e decorre dal momento di estinzione del conto molte aziende,anche quelle chiuse da tempo,potrebbero rivelarsi nei confronti delle banche.
Ma facciamoci un altra domanda: Come gli imprenditori ancora in attività possono usare a loro favore la sentenza?
Troppo spesso nei confronti degli istituti di credito gli imprenditori sono proni e sottomessi: da questo rapporto di asservimento bisogna invece emanciparsi riconoscendo alla banca un ruolo di fornitore di servizi in una relazione tra soggetti con pari diritti. Per tale affrancamento è necessario assumere un ruolo attivo propositivo e di controllo in modo tale che l’istituto di credito non percepisca più il nostro stato di dipendenza. A questo scopo la verifica costante degli estratti conto bancari assume un ruolo fondamentale.
La scoperta di eventuali condizioni usurarie, anche in trimestri lontani,non cosi difficile da accertare al contrario di quelle che comunemente si pensa può essere un importante arma da usare nei migliorare le condizioni dei finanziamenti e gli stessi rapporti con gli istituti.
Non bisogna certo entrare in banca con in mano la denuncia per usura, ma un buon approccio potrebbe essere quello di scrivere due righe,o farle scrivere da un legale di competenza,vedrete che davanti ad una prospettata denuncia per usura,per la quale le conseguenze sono non solo amministrative,multa e restituzione di tutte le spese e commissioni prelevate,ma anche penali,reclusione fino a 5 anni con pena aumentata della metà per l’aggravante di aver commesso il fatto nell’esercizio di una attività di intermediazione finanziaria.
Il direttore non solo vi revocherà l’affidamento,ma ,nel limite possibile verrà incontro alle vostre esigenze.
(lo staff)