Chiesto alla procura il blocco di tutti i procedimenti civili a carico del denunciante. Da sospendere, in attesa dei risultati dell’inchiesta penale, anche i pagamenti pretesi dalle banche
MANTOVA. L’inchiesta della procura nei confronti della banca Monte dei Paschi di Siena, per sospetta usura ai danni di un cliente di Castelbelforte, si arricchisce di un nuovo importante tassello. La prefettura di Mantova, accogliendo l’istanza presentata dal denunciante, ha inviato al procuratore capo Antonino Condorelli la richiesta di sospensione di tutti i procedimenti civili a suo carico, compreso il pagamento preteso da due banche per una somma complessiva di duecentomila euro.
Se il numero uno della procura approverà la richiesta della prefettura, ogni azione nei confronti del denunciante rimarrà congelata per trecento giorni. Un margine di tempo che dovrebbe bastare, in sede penale, a stabilire eventuali responsabilità da parte dell’istituto di credito.
L’iscrizione al registro è del 9 luglio. A presentare l’esposto, sul quale la magistratura avrebbe trovato elementi concreti sui cui indagare, è Battista Zanafredi, 31 anni, nato a Isola della Scala, in provincia di Verona, ma residente a Castelbelforte, dove la vicenda ha avuto inizio.
Nel luglio del 1996 Giovanni Zanafredi, padre di Battista e direttore del Consorzio Agrario, contrae un mutuo ipotecario con la Banca Agricola Mantovana. Nell’ottobre di cinque anni dopo il debito residuo è di circa 60mila euro. Nel novembre 2001 Giovanni contrae un altro mutuo ipotecario con la stessa banca per 129mila euro. La somma viene accreditata sul conto corrente a lui intestato e in parte utilizzata per estinguere il precedente prestito.
Ma è proprio sul mutuo stipulato nel 2001 che, la Bam prima e Monte dei Paschi poi, avrebbero applicato tassi di interesse integranti l’usura. Nei mesi successivi alla stipula del contratto Zanafredi provvede a rimborsare tutti i ratei del mutuo. Rimborsi regolari fino al 2003 quando si ammala gravemente e non riesce più a svolgere il suo lavoro, tanto da saltare il pagamento di alcune rate.
Muore e gli subentrano i due figli: tra questi anche Battista che versa oltre 50mila euro per ripianare le posizioni di debito del padre. Qui la svolta, oggetto dell’esposto di Zanafredi: «I versamenti che effettuavo anziché andare a pagare i ratei di mutuo scaduti, venivano imputati dalla banca a pagamento di debiti derivanti dal conto corrente».
Nel luglio del 2011 Monte dei Paschi, stante la morosità nei pagamenti del mutuo, procede al pignoramento dell’immobile posto a garanzia del prestito. Battista ha forti dubbi sulle somme richieste dalla banca e si rivolge quindi a una società di consulenza che ricostruisce il rapporto tecnico contabile che va dal 2001 al 2011, da cui emergerebbero, appunto, i tassi di presunta usura.
(lo staff)
Ottantottomila euro. A tanto ammonta la cifra che una banca aveva chiesto ad una azienda della provincia di Macerata in più rispetto a quello che in realtà avrebbe dovuto restituire.
Si tratta di tassi usurai,che avevano fatto impennare la pendenza economica della ditta nei confronti dell’istituto di credito,sono sempre di più le aziende e i privati che finiscono ingoiati dai debiti nei confronti delle banche,ma da qualche tempo a questa parte si è squarciato il velo che copriva le ragioni di tante situazioni difficili e di tanti casi di indebitamento.
La cosiddetta usura bancaria è venuta alla ribalta di recente in conseguenza della sentenza 350 del 9 gennaio 2013 della Corte di Cassazione, che ha previsto in tema di mutui la nullità del contratto laddove ci siano fenomeni di usura.Tra questi casi,c è appunto quello di un azienda del Maceratese,che stava per essere realmente messa in difficoltà.
Ad un ‘azienda di Macerata una banca aveva chiesto di rientrare per 191 mila euro.Il titolare si è rivolto ad un avvocato che subito si ha richiesto una perizia tecnico contabile.In seguito c è stata un opposizione al decreto ingiuntivo e al termine della causa,davanti al Tribunale di Macerata,il consulente tecnico,nominato dal Giudice,ha verificato che ben 88mila di questi 191 che la banca pretendeva in restituzione non erano proprio dovuti perchè il conto era in usura.Non è infrequente verificare degli sfioramenti del tasso soglia anche del 100% del tasso di interesse massimo.L’azienda ha dovuto restituire quindi solo 103 mila euro.
L’usura bancaria si verifica laddove i tassi di interesse convenuti,insieme ai tassi di mora,e altre spese che vengono addebitate al consumatore,la commissione di massimo scoperto le varie spese generiche,comportano uno sfioramento del tasso soglia che viene indicato dalla Banca d’Italia ogni tre mesi. Se si verifica questo sfioramento il contratto è in usura,che a sua volta comporta la nullità del contratto e la restituzione degli interessi pagati indebitamente e quindi percepiti indebitamente dalla banca.
Diverse aziende e privati,si sono rivolti ad avvocati e professionisti per avere chiarimenti sul loro contratto di mutuo per l’acquisto della prima casa.
Il correntista è l ‘anello debole di tutta questa vicenda.La banca che decidesse di risolvere un rapporto metterebbe in ginocchio sia un impresa sia un privato.Molti di questi soggetti evitano una qualsiasi azione seppur esplorativa nei confronti della banca per il timore di eventuali ritorsioni.
E ora dal sud ci spostiamo in Emilia Romagna,più precisamente a Rimini che insieme a Bologna,Piacenza e Parma sono le provincie più interessate al fenomeno dell’usura bancaria.
Se ne parla poco,ma è un fenomeno sempre più diffuso negli ultimi anni in Italia e anche la provincia di Rimini non fa eccezione,anzi è una di quelle più interessate che detiene,almeno in regione,la maglia nera.
Ci riferiamo all’usura bancaria,ovvero ai quei casi in cui gli istituti di credito chiedono ai loro clienti,privati e imprese,indebite somme a titolo di interessi anatocistici,commissioni di massimo scoperto,spese istruttorie e altre voci di costo che non sono in realtà dovute.
Pretese,che possono anche sfociare in comportamenti penalmente rilevanti,riscontrabili ad esempio nei contratti di conto corrente affidati,sui quali il cliente ha attivato una linea di credito,fido o anticipo fatture,o nei contratti di mutuo. Negli scorsi mesi,solo nel riminese sono stata alcune centinaia i cittadini che si sono rivolti ad associazioni temendo di essere incappati in questa condotta illegittima da parte delle banche.
Un timore spesso fondato,dato che dopo la perizia,effettuata,il 70%-80% delle volte è stata effettivamente riscontrata usura.
Esistono a questo riguardo due fattispecie di usura:quella oggettiva,quando la banca supera il tasso soglia fissato da Banca Italia,e la soggettiva. In quest’ultimo caso i due parametri presi come riferimento,il superamento del valore del tegm (tasso medio applicato a operazioni similari) e le gravose condizioni applicate risultano sproporzionati alle critiche condizioni economiche-finanziarie del soggetto,privato o impresa.
In poche parole la banca,pur non superando il tasso soglia,si avvantaggia comunque in maniera indebita di una situazione di difficoltà economica o finanziaria del soggetto.
La maggior parte delle volte con l’istituto di credito si arriva poi ad un accordo,che consente al privato di rientrare in possesso di una parte consistente,il 70%-80%,della somma richiesta;è del resto anche interesse delle banche arrivare a una soluzione di questo tipo,visto che possono rischiare anche e innanzitutto da un punto di vista penale.
Rimini insieme a Bologna,Piacenza e Parma è la provincia emiliano-romagnola maggiormente affetta dall’usura bancaria.
Ciò dipende dalla notevole diffusione su questi territori delle banche territoriali,che rispetto a quelle primarie sono più soggette per propria natura a cadere in comportamenti illegittimi se non penalmente rilevanti.
Prima di tutto auguriamo un buon 2014 che sia iniziato nel migliori dei modi.
Ora vogliamo rinfrescare la memoria su cosa è l’anatocismo bancaria e come fare opposizione a un decreto ingiuntivo notificato dalle banche
Le banche nel corso degli ultimi decenni hanno spesso approfittato del loro ruolo per ingannare i loro i clienti commettendo illeciti di vario genere,sia con risolvi civili che penali.
Oggi a seguito della crisi economica,molto aziende si trovano in stato di difficoltà e spesso sono oggetto di notifica di decreto ingiuntivo ex art.50 T.U.B.
Difendetevi sempre da ciò e fatelo tassativamente entro i termini stabiliti dalla notifica che normalmente sono di 40gg cime previsto dal codice di procedura civile,non lasciatelo mai scadere perchè diventa un atto esecutivo e perdereste qualsiasi possibilità di opporsi.
Sappiate che nel 90% dei casi quello che contestano le banche è sbagliato,gonfiato ed illegittimo e ci sono tutti gli strumenti tecnico contabili per difendervi correttamente.
I tempi di solito sono molto stretti e non sempre sono sufficienti ad operare correttamente,quindi la cosa migliore è organizzarvi,raccogliere la documentazione necessaria e rivolgervi ad esperti del settore.
Per entrare nel merito dei vostri rapporti bancari di conto corrente,dovete sapere che oltre l’usura della quale ultimamente si sente spesso parlare,che è estremamente diffusa proprio nel contratto di conte corrente bancario ci sono altri illeciti di tipo civile che riguardano le varie pattuizioni fra cui la capitalizzazione periodica,l’anatocismo e le commissioni di massimo scoperto e le spese di vario genere che spesso vengono arbitrariamente applicate.
Ricordatevi,che le banche hanno l’obbligo quando notificano un decreto ingiuntivo,di provare,depositando ed esibendo l’estratto conto,che il credito è vero e liquido,inoltre devono provare che tutte le somme richieste siano state realmente erogate.
La somma delle partite che hanno generato il saldo contabile formano il debito che la banca vi ingiunge di pagare,e proprio queste partite saranno l’oggetto di verifica contabile da esperti che ricalcoleranno e riconteggeranno tutte le poste che sono state indebitamente conteggiate.
La nuova normativa,tutela il correntista che ha diritto a ricevere l’estratto conto integrale,tale operazione è finalizzata a far si che la banca fornisca tutta la documentazione occorrente per la verifica e l’eventuale conteggio delle poste indebitamente applicate.
Infatti solo con la ricostruzione del conto partendo da zero è possibile distinguere come è stato svolto il calcolo della capitalizzazione periodica quali sono i numeri capitale,reale prestito effettuato dalla banca, e quali sono le competenze bancarie.
Anche l”estratto conto bancario alla luce della nuova giurisprudenza in materia ha perso valore probatorio,ai fini del decreto ingiuntivo,in quanto i contenuti dello stesso decreto,contengono voci e costi che di fatto non erano applicabili e che hanno contribuito nel tempo a determinare importi non dovuti e quindi l’importo non è cero non è liquido e di fatto non è esigibile.
Il rapporto oggetto di contestazione andrà completamente ricalcolato,espungendo tutte quelle voci che capitalizzate hanno generato importi che non potevano e non dovevano nel tempo essere applicati.
Ricordiamo questa importante procedura e rivolgiamoci a chi di dovere per tutelarci.
(lo staff)