Mercoledi 16 aprile,in via dei Pilastri,si è presentata la forza pubblica per sfrattare una famiglia dalla propria casa,in cui vive da 35 anni. Vogliamo raccontare questa storia,non per vittimismo o protagonismo,ma perche le logiche e le prassi sociali neo-liberiste e neo-liberali ci vogliono far credere di essere individui e famiglie isolati e soli,ognuno con la propria storia di fallimenti e successi,carica di responsabilità e colpe individuali.
Noi la pensiamo diversamente e crediamo nell’importanza di condividere quello che ci è successo,sicuri di non essere gli unici a cui banche e legalità capitalista hanno tolto,se non tutto, qualcosa di imprescindibile come la casa e di conseguenza il quartiere,con la rete sociale e relazioni umana ad esso legate.
Questa è la storia di una bottega artigiana come ce ne erano tante a Firenze.Per gli alti costi dei materiali e come è in uso nelle piccole imprese individuali senza capitale iniziale,la bottega lavorava attraverso scoperti di conto corrente per acquistare le materia prime,restituendo poi il dovuto dopo la vendita del prodotto lavorato e finito con i dovuti interessi. Alla fine degli anni 80 iniziano un po di difficoltà nella restituzione degli interessi sugli scoperti e l’artigiano,consigliato dalle banche di cui era cliente solvente da anni,contrae un mutuo per estinguere il mutuo residuo sulla casa e coprire parte degli scoperti di conto.
Sempre consigliato dai funzionari bancari,che dovrebbero svolgere il ruolo di consulenti economici,contrae un “vantaggiosissimo”mutuo in ECU,la moneta virtuale comune della Comunità Europea. Il suddetto mutuo prevedeva come garanzie casa e bottega,in pratica tutto,un tasso di interesse che oscillava tra il 18 e il 24%,soggetto alla pratica dell’anatocismo.Per chi non fosse familiare con il termine anatocismo,o tasso interesse composto,prevede la ricapitalizzazione degli interessi ogni 3 mesi anche su rate regolarmente pagate,che vanno cosi a fare parte del capitale iniziale per generare esse stessi interessi.In parole povere interessi sugli interessi.
Tra il 1988 e il 1992,nonostante il catastrofico tasso di interesse,le rate vengono regolarmente pagate. Come molti sapranno,a seguito di un attacco speculativo sui mercati finanziari nel 1992 Italia e Gran Bretagna sono costrette ad abbandonare il sistema monetario europeo di cambi fissi e la lira vine pesantemente svalutata;il debito denominato in ECU semplicemente lievita.Dopo altri 4 anni di sforzi e dopo aver restituito più soldi di quanti ne avesse presi in prestito,nel 1996 l’artigiano si vede arrivare i decreti ingiuntivi.
Naturalmente alla vicenda non è applicabile retroattivamente la legge anti-usura (108-96)approvato quello stesso anno,e l’indagine della magistratura per usura bancaria si conclude con un nulla di fatto.
Nel 2000 ha inizio il procedimento esecutivo e vengono messe all’asta le proprietà dell artigiano e della sua famiglia.Per fortuna la bottega non suscita molto interesse e nessuno se la compra,ma la casa attira l’attenzione di speculatori vari e se l’accaparra,per meno della metà del suo valore di mercato,una società di nome Sirah,con socio l’attuale consigliere comunale in quota a lega nord.
Per possibili irregolarità nell’asta,incerte interpretazioni giurisprudenziali e svariate battaglie legali il decreto di trasferimento della proprietà della casa non arriva fino al 2012.
Ed è questa,in sintesi,la storia di come un artigiano,un lavoratore senza conoscenze finanziarie la cui colpa è stata quella di essersi fidato troppo dei funzionari delle banche e della retorica dell’indebitamento,dopo aver ingrassato le banche per quasi vent’ anni pagando regolarmente i loro assurdi tassi d’interesse oggi considerati illegali,si ritrova con la forza pubblica alla porta.
Oltretutto i tempi di assegnazione della casa popolare sono imprevedibili,come è incerto dove questa famiglia andrà ad abitare,mentre le regole burocratiche consiglierebbero di lasciare la casa e aspettare in silenzio,non si sa dove,che il comune si occupi,non si sa quando,di assegnare una casa che per legge ti spetta.
Come già detto raccontiamo questa storia,oltre che per chiedere solidarietà,perchè non crediamo di essere gli unici in una situazione di questo tipo e pensiamo sia il momento di reagire e pretendere il rispetto della dignità dei lavoratori che questa legalità e burocrazia del capitale calpesta ogni giorno.
(lo staff)